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Lo sfruttamento, il lavoro nero, il precariato, il regime di schiavitù che subiscono i lavoratori in agricoltura e in tutti i settori, prede di caporali senza scrupoli affiliati a clan criminali. In Calabria, tra le principali vittime della ‘ndrangheta ci sono i lavoratori. La Cgil lo ha ribadito in una nota, a proposito delle audizioni che la Commissione parlamentare antimafia ha fatto per due giorni a Catanzaro. Tra i soggetti “ascoltati”, membri del mondo produttivo, economico e sociale, manca il sindacato. “Non era dovuto conoscere – prosegue la Cgil regionale – i criteri con i quali sono stati selezionati gli interlocutori. Ma un dato certo e incontrovertibile è che ci stiamo costituendo parte civile in diversi processi”. Tra questi, ci sono il Santa Tecla, il Gotha, lo Stige e l’imminente Rinascita Scott. In Calabria, il sindacato lotta da decenni contro le infiltrazioni nella sanità, pubblica e accreditata. La mafia è penetrata nella grande distribuzione, nel commercio e, come venuto alla luce nelle ultime settimane, anche nei grandi appalti delle reti ferroviarie. L’anello più debole della catena sono sempre i lavoratori, soprattutto in settori come quelli che riguardano lo smaltimento dei rifiuti, e in aree della Calabria sprovviste persino di tribunali, come nel caso di Corigliano Rossano. “Occorre sostenere e mantenere unito il fronte antimafia in Calabria – conclude la Cgil - Il problema della lotta alla ndrangheta, come espresso dal Procuratore Nicola Gratteri, è un tema che non ha bisogno di soluzioni emergenziali, ma di carattere strutturale”.