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Per il contratto nazionale dei lavoratori della presidenza del Consiglio non c'è alcun passo avanti. La situazione resta in stallo. “Questa mattina si è tenuto l’ennesimo incontro con l’Aran per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei circa duemila dipendenti della presidenza del Consiglio dei ,inistri. Ancora una volta l’incontro non ha prodotto risultati apprezzabili, come quello precedente del 29 gennaio scorso e gli altri che, come un motore che gira a vuoto, l’agenzia di rappresentanza negoziale ha convocato a partire dal 2018. Due anni senza fare alcun passo avanti”. È quanto si legge in una nota di Fp Cgil, Cisl Fp e Uilpa.
Come organizzazioni sindacali, proseguono, “abbiamo sempre avanzato proposte di merito per permettere un confronto con tutte le altre organizzazioni sindacali e chi rappresenta l’amministrazione. Perché siamo sempre convinti che per tutte le lavoratrici e i lavoratori va innanzitutto garantito il diritto al contratto di lavoro. Per questo, a due anni ormai di riunioni inconcludenti e ben consapevoli che da sole le rappresentanze sindacali di Cgil Cisl e Uil non hanno i numeri richiesti per poter sottoscrivere il contratto, ci chiediamo a chi giovi negare il contratto alle lavoratrici e ai lavoratori della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Di sicuro giova a chi, nell’amministrazione, ritiene di poter applicare gli istituti contrattuali, in mancanza di un puntuale adeguamento alle nuove situazioni legislative (e ora anche per effetto dell’emergenza covid-19), a proprio piacimento, magari modificandone gli aspetti retributivi come si è visto di recente da parte del Dipartimento affari giuridici e legislativi con l’ordine di servizio n. 6 del 27 aprile scorso”.
In un caso e nell’altro, continuano le sigle, resta la responsabilità dell’amministrazione ai cui comportamenti va addebitato lo stallo e il blocco del rinnovo contrattuale, "lasciando lavoratrici e lavoratori nell’incertezza dei propri diritti e in balia delle pratiche, non sempre cristalline. Ma anche alle organizzazioni sindacali che insieme hanno la maggiore rappresentatività è richiesto un segnale di responsabilità. Dobbiamo isolare le vertenze aperte con l’amministrazione, che riguardano l’applicazione degli istituti contrattuali vigenti, dalle vicende relative al rinnovo del Ccnl, che attengono agli istituti contrattuali da applicare nel futuro”.
Per Fp Cgil, Cisl Fp e Uilpa, “un nuovo Ccnl è ormai urgente nell’interesse dei lavoratori che non vanno strumentalizzati ma tutelati e messi in condizione di lavorare al meglio delle loro possibilità, valorizzando la loro professionalità, l’esperienza, la competenza e il merito. Occorre aggiornare la disciplina degli istituti del rapporto di lavoro, introdurre nuove forme partecipative per migliorare le relazioni sindacali, adeguare i tabellari retributivi e gli istituti normo–economici, stabilizzando nel tabellare stesso la parte fissa e continuativa del trattamento economico accessorio. Tutti elementi che possono contribuire a mettere fine al lungo blocco contrattuale, creando un quadro di nuove certezze per i lavoratori e le lavoratrici”.
“Anche oggi come nella riunione precedente, abbiamo dovuto ascoltare interventi su tematiche che nulla hanno a che vedere con quelli che vanno trattati in Aran, con il conseguente intervento del presidente nel ricordare che le eventuali vertenze con l’amministrazione debbono essere risolte in altra sede. Noi non siamo per un Contratto a tutti i costi, certo, siamo per un buon contratto come nostro costume e nostra abitudine. Ma per ottenere un buon Contratto è necessario sedersi, nella sede opportuna, entrare sul merito, negoziare e contrattare. Per questo crediamo che sia necessario lavorare tutti costruttivamente per definire un buon contratto, favorendo la ricerca delle migliori soluzioni”, concludono.