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Il Teatro Carlo Felice riapre grazie ai suoi artisti, che hanno accettato di ridurre i loro cachet. Ma ai ringraziamenti pubblici fatti dal sovrintendente nel corso della presentazione del cartellone, il sindacato risponde che non possono essere sempre i lavoratori a pagare. “Gli unici a rimetterci saranno loro – commenta il segretario della Slc di Genova Fabio Allegretti”. Per mantenere la giusta distanza, i posti a sedere sono stati dimezzati, mentre il costo del biglietto è rimasto invariato. L’avvio della nuova stagione pesa, dunque, sulle spalle degli artisti, ai quali il sovrintendente riconosce il merito di un grande “sacrificio”. Dura la considerazione di Allegretti, secondo il quale “se nell’idea del sovrintendente e del sindaco, innovare significa non compensare adeguatamente chi lavora” meglio seguire la tradizione. Il segretario della Slc ha posto l’accento su due garanzie dalle quali non si può prescindere, secondo il sindacato: il lavoro e un’adeguata retribuzione agli artisti e alle maestranze.
Per Emanuela Bizi, segretaria nazionale Slc Cgil “Non c'è nulla di innovativo nella contrazione dei compensi per gli artisti. Da sempre le compatibilità economiche ricadono sul soggetto più debole, ossia i lavoratori. Ci si dimentica che questi lavoratori durante la pandemia non hanno ricevuto alcun compenso per i contratti già sottoscritti. Gravissimo che questo accada in teatri che hanno garantito la stessa quota del Fondo unico per lo spettacolo. Innovativo sarebbe garantire un equo compenso e una garanzia contrattuale che assicuri loro un corrispettivo se gli spettacoli verranno annullati”.