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Degli 800 dipendenti della ABB di Dalmine, provincia di Bergamo, sono circa 770 quelli che verranno interessati dalla riorganizzazione annunciata dall’azienda. Per questo ieri, primo febbraio, nello stabilimento, si sono svolte quattro assemblee. Al centro della discussione le novità decise dall’azienda, che ha previsto trasferimenti di linee produttive in uscita e in entrata, con lo spostamento in altri siti europei della produzione di quadri di media e bassa tensione, e l’arrivo dalla Polonia delle lavorazioni di interruttori in corrente continua. “La riorganizzazione comporterà un esubero di 44 lavoratori, di cui 34 impiegati e 10 operai – fa sapere la Fiom provinciale in una nota –. Una ventina di loro potrebbe essere ricollocata in altre posizioni. Per gli altri, potrebbe essere previsto l’accompagnamento alla pensione”.
“Se pure questi 44 esuberi saranno riassorbiti e se anche – come dice l’azienda – nessuno verrà lasciato indietro, quello che non capiamo è cosa l’azienda intenda fare in questo sito: questa riorganizzazione rappresenta la fine della produzione dei quadri elettrici, per la quale erano maturate professionalità ed esperienza? Se così fosse, si dismettono prodotti che nel tempo hanno contraddistinto lo stabilimento orobico, mentre poche sono le garanzie fornite sulla direzione che il Gruppo intende prendere” ha commentato Paola Guerini della federazione dei metalmeccanici Cgil del territorio. “La preoccupazione, dunque, non è solo per l’immediato, ma per le prospettive dello stabilimento di Dalmine nei prossimi anni. E l’apprensione è forte, anche alla luce di quello che accade in altri siti: a Marostica ad esempio, si è deciso di chiudere la produzione e di trasferirla in Bulgaria, pur essendo stato finora uno stabilimento performante. Il nostro comparto ha vissuto e vive già di per sé difficoltà in generale, qui siamo di fronte a ulteriori scelte di Gruppo che dismettono siti profittevoli. Questo cambio di passo non può che suscitare preoccupazione per scelte strategiche che non capiamo”.
Lo scorso 27 gennaio in Confindustria Bergamo si era tenuto il primo confronto tra azienda e sindacati. Il prossimo incontro è fissato per l’11 febbraio: “In quell’occasione torneremo ad incalzare l’azienda perché fornisca informazioni adeguate e precise su questo cambio di direzione, e affinché dia maggiori garanzie sui posti di lavoro” conclude Guerini.