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L'azienda parla della necessità di evitare “ridondanze” e rischi di “obsolescenza professionale”, ma dietro questi termini tecnici ci sono 1.500 esuberi, quelli che Wind Tre ha annunciato per il triennio 2020-2023. Oggi, 13 febbraio, il piano industriale per questo periodo sarà al centro del confronto tra azienda e organizzazioni sindacali che poi proseguirà nelle giornate del 18 e del 19 febbraio.
Alla base delle strategie aziendali c'è, come ha spiegato ai sindacati la stessa Wind Tre, l’esigenza di gestire “una fase di trasformazione molto forte”. Una trasformazione legata sicuramente ai processi di digitalizzazione, ma anche alla fine della fase di fusione fra le due realtà societarie iniziali. Il sindacato è comunque fiducioso rispetto alla possibilità di gestire la situazione attraverso quella che Riccardo Saccone, segretario nazionale della Slc Cgil, chiama “contrattazione di anticipo”.
“Nel triennio – ha spiegato Saccone – siamo nelle condizioni con la nostra cassetta degli attrezzi, tra uscite volontarie e riprofessionalizzazioni, di monitorare e gestire la situazione di Wind Tre senza atti unilaterali e traumatici. Tuttavia – ha aggiunto –, qualora il gruppo dovesse confermare 1.500 esuberi, noi non saremmo d'accordo. Restiamo contrari a ogni futura decisione unilaterale di tagliare l'occupazione”.
Sul fronte degli investimenti tecnologici Wind Tre ha invece confermato l’investimento iniziale di 6 miliardi di euro nella realizzazione della rete unica e nello sviluppo dell’infrastruttura 5G. Le recenti operazioni societarie hanno permesso di razionalizzare la catena di controllo aziendale sotto le Holding Hutchintson Wampoa favorendo una razionale ristrutturazione del debito con una conseguente semplificazione della capacità di investimento.
“Non sfugge al sindacato confederale l’urgenza di gestire una fase complessa di transizione tecnologica e, quindi, anche professionale – spiegano in una nota le segreterie nazionali dei sindacati di settore, Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil –. Il fatto che l’azienda abbia deciso di provare a condividere un percorso comune, e quindi anche un modello, è chiaramente una buona notizia frutto anche delle mobilitazioni di questi mesi. Occorre naturalmente essere molto chiari sulle priorità sindacali. In questi anni molte persone sono uscite dal perimetro di Wind Tre e, con esse, spesso sono uscite molte attività anche pregiate. Per il sindacato la priorità resta sempre la difesa dell’occupazione di qualità”.
Per questo, già dall'appuntamento odierno, il sindacato chiederà di procedere a una “rigorosa ricognizione di tutto il perimetro aziendale”. “Quanto lavoro c’è oggi in azienda; quanto lavoro potrebbe essere eroso dalla digitalizzazione e dall’ultimazione dei processi di fusione; quanto lavoro nel frattempo è uscito e quanto dovrà rientrare sotto forma di reinternalizzazioni. Con questo approccio, anche con l’ausilio delle uscite volontarie e di strumenti quali l’art. 4 Fornero, e condividendo un percorso che toglie l’unilateralità dal tavolo, siamo convinti che si possa riportare Wind Tre sul solco di una tradizione di relazioni sindacali partecipate e condivise in nome di quella contrattazione d’anticipo con la quale stiamo provando, nel settore, a governare il comminato disposto dell’azione dirompente della rivoluzione tecnologica, del calo drammatico dei fatturati nell’ultimo decennio e della pressoché totale assenza di un ‘piano Paese’ per il mondo delle Telecomunicazioni”, concludono Slc, Fistel e Uilcom.