E’ stata presentata il 24 maggio, presso la sede di Ubi Banca di Milano, la ricerca condotta dall’Irs sul welfare collaborativo per conto della Cgil Lombardia e dello Spi Cgil Lombardia, che sono stati tra i soggetti promotori della ricerca. Il rapporto è stato introdotto da Sergio Pasquinelli e Anna Carretta; Claudio Dossi, della Segreteria regionale dello Spi, Paolo Favini di Regione Lombardia e Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche sociali, salute e diritti del Comune di Milano, hanno portato il loro contributo al dibattito.
Il welfare collaborativo fa leva sui bisogni e sulle risorse delle persone, delle famiglie, delle comunità che mettono a disposizione impegno, tempo, risorse economiche per realizzare progetti di welfare anche in collaborazione con le istituzioni pubbliche e con soggetti del privato profit e non profit.
Si tratta di iniziative messe in campo da qualche anno nei territori della Lombardia, volte a favorire l’autonomia e l’inclusione delle persone. Esistono in questi progetti essenzialmente due forme di collaborazione: una di tipo “passivo”, che non implica l’attivazione di risorse proprie, come per esempio i progetti di badante condominiale, la seconda, più attiva e più sfidante, che richiede maggiore impegno e responsabilizzazione, e che vede nell’utente non un mero recettore di aiuti, ma un collaboratore capace di dare, a sua volta, un aiuto agli altri.
Cgil e Spi Lombardia hanno collaborato attivamente alla ricerca anche per evidenziare il ruolo attivo del sindacato in queste forme di welfare che integrano e non sostituiscono quelle esistenti, e che sviluppano nuovi servizi e nuova occupazione. E’ un ruolo che il sindacato può esercitare da una parte nel contesto della contrattazione sociale, all’interno della quale sostenere le azioni di welfare collaborativo, dall’altra nell’ambito della contrattazione nazionale, prestando particolare attenzione alle nuove forme occupazionali che spesso determinano inediti fenomeni di sfruttamento.