“Noi resistiamo, perché prima di tutto è una battaglia di civiltà”. Risponde così Oliviero Cassino al giornalista dell’Unità che lo intervista. Oliviero, 45 anni, è uno degli operai che dalle 3,10 dello scorso 9 dicembre è salito su una torre in fondo al binario 21 della Stazione centrale di Milano per protestare contro la soppressione dei treni notturni. Un disimpegno, quello delle Ferrovie dello Stato, che è costato a lui e ad altri 400 suoi colleghi il posto di lavoro. “Quello che la gente sta iniziando a capire -  spiega Oliviero Cassino dall'alto della torre a Giuseppe Caruso - è che la nostra non è una battaglia per il posto di lavoro, non pensiamo di avere più diritti dei tanti che come noi lo hanno perso in questo periodo. Noi pensiamo che ci debba essere un diritto alla mobilità e la permanenza di un servizio sociale di primaria importanza per una fascia povera della popolazione, come quello che era garantita dalla vecchia organizzazione dei treni notturni”.