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Negli ultimi giorni il Parlamento italiano è stato molto impegnato nella discussione di un contestato Ddl che, con l’intento di regolare la pubblicazione delle intercettazioni in nome del diritto alla privacy degli indagati, aggredisce a tutto campo la libera circolazione delle idee. Contro l’art. 29 – il cosiddetto “ammazza blog” che prevede che qualsiasi post pubblicato su un blog debba essere rimosso e rettificato a richiesta di chiunque lo chieda – si è mossa anche Wikipedia, l’enciclopedia globale, che ha oscurato per un giorno tutte le sue pagine italiane. Il Ddl smuove un tema sicuramente di grande interesse, in quanto entra nel modo di vivere nella società digitale.
Ma quel che colpisce chi scrive è il fatto che questa pur alta tematica attiri l’attenzione dell’intera classe politica in un momento in cui il Paese si dibatte nella peggior crisi economica della sua storia. A parte le pagelle poco lusinghiere delle agenzie di rating, ci sono vari elementi, documentati da primari istituti di ricerca, che concorrono a dare del futuro dell’Italia un quadro molto preoccupante.
Cominciamo dai dati Istat sugli occupati: nel secondo trimestre 2011 sono aumentati dello 0,4 per cento, ma i nuovi posti sono quasi tutti a tempo determinato e part-time. Quindi crescono i precari. I prezzi al consumo aumentano del 2,6 per cento, ma i prodotti acquistati con maggior frequenza balzano del 3,6 per cento, colpendo così soprattutto le famiglie a basso reddito e il ceto medio. Gli assegni e le cambiali insolute, secondo il Censis, sono aumentate del 5 per cento, mentre le famiglie in arretrato con pagamenti e bollette aumentano del 12 per cento. Molti (+11 per cento) rimandano l’acquisto di medicinali.
Per finire il tasso di natalità: dal 1995 era in crescita, lenta ma continua. Il trend si è interrotto e le coppie italiane negli ultimi due anni hanno fatto registrare 25.000 nascite in meno. Insomma, uno scenario fosco, in cui la fiducia verso il futuro è ai minimi storici. Ma grazie al nostro amato Parlamento almeno se scrivono di noi su internet dovranno cancellare tutto di corsa. E se ci intercettano quello che diciamo non lo saprà nessuno. A meno di essere in treno e parlare a voce alta al cellulare, come fanno molti italiani che la loro privacy la condividono senza pietà.