Ancora un esito negativo dall’incontro svolto ieri (6 luglio) in Prefettura nel tentativo di trovare una soluzione rispetto al blocco degli affidamenti bancari ed evitare la chiusura della Vis Mobility di Santa Sofia e la perdita di 50 posti di lavoro. Così in un comunicato la Fiom di Forlì
"Sebbene l’azienda abbia presentato negli scorsi giorni il bilancio, come richiesto dalle banche, ed abbia sottolineato l’esistenza di un portafoglio ordini superiore ai 10 milioni di euro, che garantirebbe un futuro lavorativo per i prossimi 2 anni, questo non ha determinato la riapertura del credito volta a garantire quell’anticipo fattura necessario per lo sblocco della liquidità, fondamentale per diminuire il credito vantato dai lavoratori(che oggi sono indietro di 4 mensilità di stipendio), e comprare la materia prima ormai indispensabile per continuare le commesse", continua la nota.
"In particolare Banca Intesa San Paolo e Banca di Forlì, i due istituti che lavorano con Vis Mobility, hanno evidenziato come la situazione debitoria e l’assenza di ulteriori segnali dalla proprietà non danno affidamento circa la continuità dell’azienda, esprimendo un parere negativo in merito alla possibilità di riprendere gli affidamenti bancari, lasciando però uno spiraglio individuando la data di martedì 11, giorno in cui si riuniranno gli organismi deliberanti delle banche, come quella dove dare una risposta definitiva circa la continuità dell’impegno in Vis Mobility. Data che dunque fondamentale per la sopravvivenza o meno dell’azienda santasofiese: in assenza di credito la situazione sarebbe completamente bloccata, determinando in questo modo la chiusura di Vis Mobility", spiega il comunicato.
Contro questa ipotesi i lavoratori, assieme a Fim Fiom Uilm territoriali, hanno deciso di svolgere nella giornata di oggi dei presidi davanti alle filiali delle banche a Santa Sofia per chiedere un ripensamento. Dunque nella mattinata i lavoratori, alla presenza del sindaco di Santa Sofia e dei segretari di Cgil e Uil di Forlì, si sono riuniti davanti agli istituti di credito chiedendo ai loro concittadini solidarietà per impedire la chiusura di una realtà molto importante per il tessuto del territorio della Val Bidente, e alle banche di non essere responsabili per la possibile perdita dei loro posti di lavoro e di trovare una soluzione anche graduale per riprendere a finanziare l’azienda.
Mercoledì prossimo è convocato un incontro in Prefettura dove le banche daranno l’ultima risposta nel merito della questione, che auspichiamo possa essere diversa da quella data fino ad ora per poter continuare a lavorare a Santa Sofia.