PHOTO
Una Provincia al collasso, mesi senza stipendio, cittadini privati dei servizi. Per denunciare questo stato di cose domani, venerdì 22 settembre, sciopera per l’intera giornata il personale impiegato nell’amministrazione provinciale di Vibo Valentia. Continua, senza soluzione, l’annosa vicenda che investe le lavoratrici e i lavoratori, nonché i cittadini interessati, di questa provincia calabrese alle prese con un debito monstre che si abbatte sui cittadini e sui lavoratori. Questi ultimi, infatti, alle prese da anni con un ente in stato di dissesto, continuano a prendere stipendi a singhiozzo, ma con una recrudescenza: da ormai oltre sei mesi non percepiscono nulla. Ragione per la quale le locali Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl hanno indetto per venerdì una giornata di sciopero e, contestualmente, un sit in di protesta che si terrà presso la Cittadella degli Uffici della Regione Calabria a Catanzaro con la richiesta di essere ricevuti dal presidente della Regione, Gerardo Mario Oliverio.
Da anni, esattamente dal 2011, la provincia di Vibo Valentia versa in enormi difficoltà economiche, ovvero in dissesto finanziario, che ciclicamente si riversano sui lavoratori e, quotidianamente, sulla qualità dei servizi offerti ai cittadini. Difficoltà che si sostanziano col mancato pagamento da oltre sei mesi, per stare solo alle recenti cronache, del salario per i circa 130 lavoratori interessati. Così come le funzioni che, sulla carta, la provincia dovrebbe garantire riscontrano problemi gravi, a partire dalle scuole alle strade, entrambe per la gran parte in dissesto. Leggendo i dati emerge che la totalità delle 33 scuole vibonesi sono senza energia elettrica, riscaldamenti e certificati d’agibilità; per quanto riguarda le strade provinciali, invece, la quasi totalità non sono percorribili in sicurezza: 12 sono già chiuse, 25 in quasi stato di abbandono e 17 con gravi criticità, per un totale di oltre 450 km su 900.
In questo stato catastrofico protratto si ritrovano i cittadini con zero servizi e i dipendenti con zero salario. Le lavoratrici e i lavoratori, infatti, non percepiscono lo stipendio da sei mesi, in un ente che – come altri ma peggio degli altri – non ha alcuna possibilità di approvare un bilancio in riequilibrio. La tesoreria della Provincia di Vibo, infatti, continua a negare il nulla osta per il pagamento delle mensilità arretrate: prima dovranno essere accantonati i soldi per la scadenza di tutti i mutui contratti con i vari istituti di credito. Della questione è stato investito direttamente il sottosegretario agli Affari regionali, Gianclaudio Bressa, e la soluzione allo studio parrebbe essere un emendamento ad hoc nella prossima legge di stabilità, per dare soluzione definitiva ad una vicenda che si trascina da anni.
“La situazione è insostenibile. Non si riescono a erogare servizi adeguati e i dipendenti, con sei mesi di arretrato, hanno seri problemi ad andare avanti. Qui va azzerato il debito, il solo modo per ripartire”, racconta il segretario della Funzione Pubblica Cgil di Vibo Valentia, Bruno Talarico, che rilancia la richiesta di un provvedimento straordinario del governo, e del Mef in particolare, per la gestione di un debito che si aggira tra i 25 e i 30 milioni di euro. “Serve un intervento straordinario – aggiunge Talarico –, che è ciò che stiamo chiedendo da tempo e che ribadiremo domani in occasione dello sciopero”. La politica regionale, spiega il dirigente sindacale, “deve avere il coraggio di dire al ministero dell’Economia che serve un ‘decreto salva Vibo’, va trovata una soluzione definitiva, come fatto per altre province, per ristabilire un certo grado di normalità, anche se di normalità non si può parlare. Vibo col suo debito stratosferico è un caso particolare, ma in Calabria, come in tutta Italia, la situazione di Province e Città Metropolitane è drammatica”.
Come dice il sindacalista la situazione è drammatica lungo l’intero paese. Vibo rappresenta la punta di un iceberg, ma lo stato in cui versano quasi tutte le Province e Città metropolitane non è roseo. Cgil, Cisl e Uil di categoria hanno infatti proclamato per il 6 ottobre una giornata di sciopero nazionale con manifestazioni territoriali per denunciare lo stato di “collasso” e il bisogno di risorse “per consentire l'erogazione dei servizi fondamentali e tutelare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, a partire dal pagamento degli stipendi”. La soluzione, anche in questo caso, passa per risorse da individuare nella prossima legge di Stabilità, alla ricerca di uno straccio di normalità.