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Sono scesi in piazza Montecitorio, davanti al Parlamento, per dire no ai tagli dei fondi per i patronati previsti dalla legge di stabilità. Ventotto milioni di euro in meno che comprometterebbero il funzionamento dei centri, metterebbero a repentaglio molti posti di lavoro, e ridurrebbero tutele e servizi essenziali per tanti cittadini. Il rischio è grande. Per tutti. La protesta nazionale ha visto la partecipazione delle delegazioni regionali delle Acli, dell'Inas, dell'Inca Cgil e dell'Ital. E proseguirà con nuove iniziative nei prossimi giorni.
“Siamo in piazza – ha detto oggi, Morena Piccinini, presidente dell'Inca, in una dichiarazione a Labitalia - per salvaguardare i diritti dei cittadini alla tutela gratuito-previdenziale e socio-assistenziale offerta dai patronati”. Nel pomeriggio una delegazione dei patronati è stata ricevuta da Carlo Leoni, capo gabinetto della presidenza della Camera. Un incontro “utile per dare un quadro d'insieme delle nostre richieste”, ha commentato sempre Piccinini al termine del colloquio. “Abbiamo illustrato l'essenziale azione svolta dai patronati a sostegno dei cittadini e della pubblica amministrazione e gli effetti che tale realtà subirebbe se venissero approvate le misure” previste dalla legge di stabilità.
L'auspicio è che le richieste siano presentate ai parlamentari e soprattutto al governo, in modo che il maxi emendamento alla legge di stabilità “tenga presente quello che ci siamo detti”.
Noi chiediamo – conclude Piccinini – di eliminare totalmente qualsiasi ipotesi di riduzione e di dare tempo ai patronati di organizzarsi coerentemente con gli impegni assunti nel 2015. Peraltro, il taglio dei 28 milioni di euro si prefigurerebbe per il 2016 come taglio di cassa, ovvero andrebbe a incidere su un'attività già svolta, sul lavoro già fatto, con effetto retroattivo”. Si tratterebbe insomma di “un intervento inaccettabile, che potrebbe rivelare addirittura qualche dubbio di incostituzionalità”.