Per spezzare il circolo vizioso tra banche e debito sovrano il vertice notturno di Bruxelles ha imboccato, come richiesto da Roma e Madrid, la strada della sorveglianza unica sugli istituti di credito affidata alla Bce e della possibilità, per il fondo salva-Stati, di procedere direttamente alla ricapitalizzazione delle banche.

Inoltre, è stata trovata un'intesa per assicurare la stabilità finanziaria della zona euro facendo ricorso in modo flessibile ed efficace agli strumenti esistenti senza che i Paesi virtuosi debbano essere sottoposti a ulteriori particolari condizioni.

L'accordo prevede che i paesi 'virtuosi' sotto la pressione di spread 'eccessivi' possano usufruire dell'acquisto di una parte dei loro titoli di Stato da parte dei fondi di salvataggio dell'Eurozona (l'Efsf e il suo successore permanente, l'Esm), senza per questo doversi sottoporre a condizioni aggiuntive rispetto agli impegni già presi con la Commissione e l'Eurogruppo nell'ambito delle cosiddette raccomandazioni 'country specific', che applicano il 'Semestre europeo', il Patto di stabilità e la 'procedura sugli squilibri macroeconomici'.

In sostanza, il paese interessato dovrà comunque fare una richiesta formale di attivazione dell'intervento del Fondo di salvataggio, e sottoscrivere un 'Memorandum of understanding' ('Protocollo d'intesa') con la Commissione europea. Su questo punto Monti non ha ottenuto quello che voleva (l'attivazione automatica dell'intervento quando gli spread superassero una determinata soglia). Ma il 'Memorandum' non conterrà una 'condizionalità aggiuntiva': in realtà, non farà che riprodurre il testo delle raccomandazioni 'country-specific', più un calendario di attuazione delle diverse misure. Per i paesi 'virtuosi', ha spiegato Monti, questo significa semplicemente "continuare ad adempiere alle condizioni a cui stavano già adempiendo".

I leader dei 27 hanno dato il via libera pure al Patto per la crescita e l'occupazione, un pacchetto di misure che individua risorse per circa 120 miliardi di euro da utilizzare per stimolare lo sviluppo economico. Il vertice ha inoltre chiesto di fissare una road map e un calendario preciso per procedere vero una 'vera' unione economica e monetaria e ha prospettato la possibilita' che un gruppo di almeno nove Paesi dell'Eurozona possa procedere verso l'adozione entro l'anno di una tassa sul,le transazioni finanziarie ricorrendo a una cooperazione rafforzata.

Quello raggiunto dai leader dell'Eurozona, però, è un accordo politico, che sancisce l'apertura di alcuni paesi tradizionalmente ostili, in particolare la Germania, alla possibilità di intervenire sui mercati per stabilizzarli. Ma per capire quale sarà il livello della "condizionalità" a cui saranno sottoposti i paesi che richiederanno l'uso di tali strumenti, e se sarà subordinata a un piano gestito dalla troika (Ue, Bce e Fmi) come ipotizzato dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, bisognerà aspettare la definizione dei dettagli tecnici, da parte del gruppo di lavoro per l'Euro, entro la riunione dell'Eurogruppo già programmata per il prossimo 9 luglio.

Secondo quanto riferiscono fonti della Commissione Ue, in particolare, resta da definire l'eventuale coinvolgimento del Fondo monetario internazionale, oltre che l'eventuale soglia di spread oltre la quale far scattare la richiesta di intervento, che non sarà quindi automatico.