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Un accordo certamente doloroso, ma che consente di ridurre in maniera significativa l’impatto occupazionale inizialmente previsto e lascia aperte ulteriori ipotesi di miglioramento: è questo, in estrema sintesi, il giudizio che le organizzazioni sindacali Fim, Fiom e Uilm di Perugia danno dell’intesa raggiunta ieri per la vertenza Nardi e accolta stamattina (4 ottobre) dall’assemblea dei lavoratori dell’azienda di San Giustino (Pg). Gli esuberi saranno 45 (inizialmente l’azienda ne prevedeva 65), pari a circa la metà dell’attuale forza lavoro. Tutti i dipendenti resteranno comunque in azienda fino al 6 febbraio 2019, data di scadenza della cassa integrazione (ieri è arrivato l’ok alla voltura da Nardi Spa a Nardi in concordato) che potrebbe però essere ulteriormente prorogata in base alle nuove regole introdotte dal cosiddetto decreto Di Maio. A tale scopo, Fim, Fiom e Uilm hanno già preso contatti con il ministero per un primo incontro da tenersi a fine mese.
L’obiettivo – spiegano i sindacati – è quello di provare a ridurre ulteriormente il perimetro degli esuberi, visto che nel medio periodo gli sforzi annunciati dalla proprietà Nardi per incrementare il fatturato potrebbero portare a nuove esigenze occupazionali. In questo caso – è stato messo nero su bianco nell’accordo – i lavoratori fuoriusciti che fossero ancora disponibili avrebbero, entro febbraio 2020, priorità per la riassunzione.
In assemblea sono stati anche condivisi i criteri per l’individuazione degli esuberi: in primo luogo si partirà dalla non opposizione al licenziamento e si comincerà dai lavoratori pensionandi (sono 16 quelli che raggiungeranno i requisiti entro due anni dalla scadenza della cassa integrazione), dopodiché, sempre privilegiando la volontarietà, si applicheranno i criteri di legge (anzianità di servizio, carichi familiari, esigenze tecnico-produttive, eccetera).
“Il risultato di questa vertenza è e resta molto doloroso perché il numero degli esuberi è alto – commentano Adolfo Pierotti (Fim Cisl), Maurizio Maurizi (Fiom Cgil) e Daniele Brizi (Uilm Uil) –, tuttavia, se si guarda il punto di partenza e quello di arrivo, possiamo dire di aver fatto importanti passi avanti per ridurre l’impatto e lasciare aperte ipotesi di ulteriore ridimensionamento degli esuberi. Certo è – concludono i tre sindacalisti – che ora bisognerà più che mai spingere, tutti insieme, lavoratori, sindacato e istituzioni, perché la nuova Nardi persegua una ripresa dell’attività produttiva all’altezza della storia di questa fondamentale realtà industriale del nostro territorio”.