Si apre uno spiraglio positivo per i 426 lavoratori di “Milano 90”, azienda del gruppo Scarpellini che per quasi vent'anni ha gestito in appalto alcuni prestigiosi palazzi storici di Roma, fornendo oltre alla locazione anche una serie di servizi: portierato, assistenza ai parlamentari e ai consiglieri comunali, mense, bar, allestimento dei locali. I problemi nascono dalla decisione di quelle stesse istituzioni di recedere dal alcuni contratti d'affitto, con la conseguenza di far cadere a ruota la gestione degli appalti. E così, degli attuali 476 dipendenti, in 426 avrebbero appunto dovuto esser messi alla porta il prossimo 28 gennaio.

L'esito drammatico di fine mese è però stato scongiurato grazie a un incontro che si è tenuto il 23 gennaio presso l'Ufficio di presidenza della Camera. "Lo scopo dell'incontro - informa Valentina Italiano, segretaria generale della Filcams Cgil di Roma Centro Ovest Litoranea - più volte richiesto e auspicato da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs e promosso a ridosso del termine della procedura di licenziamento collettivo, era quello di trovare una soluzione occupazionale per i lavoratori coinvolti, pur salvaguardando la necessità di razionalizzazione e riduzione dei costi di locazione e dei servizi degli uffici dei Deputati".

"L’obiettivo è stato raggiunto - prosegue la sindacalista - e il confronto tra le parti ha permesso di arrivare a un accordo che riesce a coniugare le esigenze dei soggetti coinvolti, attenuando l'impatto occupazionale: l'istituzione, pur restituendo due dei tre Palazzi Marini, continuerà, fino al 28 febbraio, a fruire dei servizi della mensa e del Palazzo Marini 3, il cui canone di locazione risponderà alla congruità indicata dall'Agenzia del Demanio. Dunque: trasparenza nell’impiego delle risorse destinate alle spese della politica anche per l'eventuale stipula del nuovo contratto di locazione e di servizi e una risposta, seppur ancora parziale, all’emergenza occupazionale che riguarda i lavoratori coinvolti".

Per la Filcams "la soluzione proposta permette di impiegare le unità lavorative e lascia spazio all'opportunità di sviluppare un ragionamento con la società, durante l'incontro programmato presso la Regione Lazio su condizioni che salvaguardino quanti più posti di lavoro possibile, attraverso l’utilizzo di tutti gli strumenti normativi e contrattuali a disposizione".

"Speriamo - prosegue Italiano -  che il Comune di Roma Capitale, che a oggi non ha dato alcun riscontro alle nostre richieste, voglia prendere ad esempio e perseguire una definizione analoga a quella con cui la Camera dei Deputati ha dimostrato, in questo contesto, di tutelare il diritto al lavoro costituzionalmente riconosciuto. L'impegno delle federazioni di categoria confederali, sostenute da Cgil, Cisl e Uil di Roma, che hanno richiesto un incontro al sindaco e agli assessorati di competenza per la risoluzione complessiva di questa vertenza, continua, a fianco dei lavoratori, nella mobilitazione per gli addetti che garantiscono i servizi presso gli uffici in uso al Comune di Roma Capitale. La situazione è insostenibile e l’intervento dell’ente locale non è più rinviabile: i licenziamenti sono imminenti e i lavoratori che non percepiscono lo stipendio dal mese di ottobre sono, ormai, all’esasperazione".

A inizio settimana si era tenuto un incontro tra i lavoratori di Milano 90 e Susanna Camusso. Il segretario generale della Cgil aveva auspicato un "incontro urgente" per risolvere l'emergenza e sospendere la procedura di mobilità.