La Guardia di Finanza di Venezia continua nella sua operazione di controllo dei laboratori cinesi che costituiscono una filiera produttiva parallela e concorrente alla raffinata produzione calzaturiera della Riviera del Brenta. Le ispezioni delle Fiamme Oro - coordinate con Inps, Direzione territoriale del lavoro e Ulss 13 - hanno portato all'accertamento d'irregolarità nel 70% delle attività e alla chiusura di 8 laboratori.
A dare il sostegno della Cgil di Venezia all'operazione "Colpo di tacco", è Enrico Piron, segretario generale della Camera del lavoro metropolitana: "Per un territorio come il nostro, che soffre da anni di una profonda crisi, questa è una buona notizia. La Cgil è stata protagonista nei decenni scorsi della definizione di un contratto che regolarizzava l'attività lavorativa domestica di molte donne. L'accordo è stato sottoscritto dall'allora segretario generale Sergio Cofferati, proprio per sottolinearne l'importanza. Da anni, tutto questo sembra essere stato spazzato via, per colpa di imprenditori che non si fanno scrupolo di utilizzare forme di lavoro che si possono definire schiavismo. È il momento di mettere ordine a tutto questo".
"La Cgil sta denunciando da anni la presenza di laboratori illegali, o quantomeno irregolari, nella filiera della manifattura della Riviera – afferma Riccardo Colletti, segretario generale della Filctem (chimici e tessili della Cgil) –. Ancora una volta, le nostre denunce sono andate a buon fine. Queste operazioni, però, devono continuare capillarmente, visto che questo tessuto sommerso d'illegalità è piuttosto profondo".
Veneto: manifattura laboratori cinesi, illegalità al 70%
Nella Riviera del Brenta, le ispezioni della Guardia di Finanza hanno portato alla chiusura di otto sedi produttive. Piron (Cgil Venezia): "Le nostre denunce sono andate a buon fine"
23 aprile 2015 • 00:00