Nel descrivere la situazione veneta, in questa fase di riordino delle Province, il termine ricorrente è "schizofrenia". Il convegno sul "Riordino istituzionale e governo del territorio", organizzato dalla Cgil Funzione pubblica e aperto dal segretario Stefano Vamn, mette in luce, come riporta il Gazzettino di Venezia, il caos che stanno affrontando Regione, Province e Città metropolitana. Messi in salvo, almeno fino al 2017, i posti di lavoro, resta da affrontare il pasticcio delle competenze, dei lavoratori che passeranno in Regione, della precarietà dei Centri per l'impiego e dei Cfp, e la confusione di una legge regionale che non guarderebbe al federalismo.
"È semplicemente una legge quadro da riempire di contenuti – commenta il presidente dell'Upi Veneto e della Provincia di Treviso, Leonardo Murao –. Ma i problemi stanno emergendo adesso". E racconta di una Regione che "dà ordini" su funzioni (come i Centri per l'impiego) fino a ieri della Provincia, oltre ai soldi che non bastano. "Dei 40 milioni previsti, 25 servono per il personale e 14 per il sociale – continua Murao –. Con il milione che resta bne sette Province dovrebbero pensare a tutto il resto, compreso luce e riscaldamento". Giovanna Gahfi, dirigente enti locali della Regione, gira le accuse al governo: "E una legge fatta con una spada di Damocle addosso. Al momento abbiamo pensato di salvare i lavoratori ma con le scarse risorse che il governo ci mette a disposizione non potevamo fare di più". "Qualsiasi processo di riordino fatto con la minaccia del 50% di tagli è ingestibile – conferma il segretano nazionale della Fp Cgil Federico Bozzanca –. Con la Legge di stabilità si è scelto di affannare le Province, convinti di trovare quei due miliardi sotto le scnvanie. Ma gli sprechi non ci sono e così non si fa altro che distruggere un sistema".