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“La politica non deve puntare all'abbattimento dello Stato sociale e democratico, erodendo i diritti sociali, pena la crescita delle diseguaglianze e il conseguente indebolimento della democrazia partecipativa”. Al tempo stesso, non si può trascurare, ad esempio, il diritto al lavoro, perché “il lavoro è un bene fondamentale e non un optional come farebbe intendere la nuova dottrina del capitalismo finanziario sregolato, e, pertanto, occorre promuovere politiche attive del lavoro per tutti”. E' un messaggio forte e diretto quello che arriva ai partiti, impegnati nell'avvio della campagna elettorale per le prossime elezioni politiche, dal Vaticano, per bocca di monsignor Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace.
Commentando i temi del recente Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace 2013, mons. Toso spiega che i partiti nei loro programmi e agende “debbono avere come punto di riferimento i diritti e doveri dell'uomo considerati come unità indivisibile”, e non devono trascurare ad esempio “il diritto al lavoro”. Inoltre, “non si debbono contrapporre politiche dello sviluppo e politiche sociali”.
“Il vero riformismo di cui tanto oggi si parla – afferma Toso - si trova avvicinandosi il più possibile, nelle agende, nei programmi partitici, all'integralità dei diritti-doveri dell'uomo”. Secondo l'arcivescovo, “senza i diritti sociali non sono fruibili i diritti civili e politici. Analogamente, non si debbono contrapporre politiche dello sviluppo e politiche sociali”. Per mons. Toso, “se tagli sugli sprechi debbono essere fatti, se tassazioni ci debbono essere ciò non significa penalizzare gli investimenti nella ricerca, nell'innovazione, nello studio, in nuove aree di operosità. Si dovrebbe escluderli, in definitiva, dal deficit di bilancio”. “Essi - conclude - rappresentano le condizioni indispensabili per favorire la crescita e la ricchezza nazionale”.