La riforma sanitaria approvata negli Usa, voluta dal Presidente Barack Obama, “rappresenta una svolta epocale per gli Stati Uniti dopo mezzo secolo in cui si è tentato inutilmente di riformare il sistema sanitario americano”. E’ quanto sostengono in una nota la segretaria confederale della Cgil, Morena Piccinini, e il responsabile Politiche della Salute per l’organizzazione sindacale, Stefano Cecconi.
“La riforma ha incontrato fortissime resistenze - spiegano i due dirigenti sindacali - ed è stata il frutto di un non facile compromesso. Tuttavia non c’è dubbio che oggi la sanità negli Stati Uniti diventa più pubblica e un po’ più vicina al modello universalista europeo e italiano. Anche se non bisogna dimenticare che in Italia la salute e le cure come diritti universali sono una conquista recente, ottenuta con la Legge 833 solo nel 1978”.
Per questo secondo Piccinini e Cecconi “è davvero improponibile la ricetta del Libro Bianco del Governo italiano sul welfare, che ipotizza un ritorno al passato, tagliando il pilastro sanitario pubblico a favore di un pilastro privato. Certo - aggiungono - non possiamo limitarci a difendere il servizio sanitario nazionale, bisogna migliorarlo e riqualificarlo, soprattutto in alcune aree del paese, imparando dall’esperienza delle regioni più virtuose. Solo così resterà un modello cui ispirarsi, rispettoso dei principi e degli obiettivi che la nostra Costituzione, in modo lungimirante, - concludono - ha stabilito per garantire il diritto alla salute di tutti i cittadini”.
Usa: Sanità; Cgil, svolta epocale e noi rischio arretramento
22 marzo 2010 • 00:00