Ieri il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti è intervenuto alla convention di apertura a Veronafiere di «Job&Orienta». Al centro del suo intervento, un lungo passaggio sul rapporto tra istruzione e lavoro in cui afferma che il vero problema del nostro sistema è il tempo impiegato a terminare gli studi.
Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari, commenta: “Ennesime dichiarazioni surreali da parte di un esponente del Governo: non sanno di cosa parlano. Il Ministro evidentemente non ha cognizione delle condizioni del nostro sistema universitario e manca di rispetto a tutti quegli studenti italiani che affrontano mille difficoltà per portare a termine il proprio percorso di studi. E’ imbarazzante concentrarsi sui tempi di conseguimento della laurea, davanti ad un sistema di diritto allo studio quasi inesistente e in cui lo Stato non garantisce gli strumenti necessari, con molti studenti che lavorano, spesso sottopagati o in nero, per potersi mantenere e pagare tasse tra le più alte d’Europa. Inoltre il Ministro si dimentica, o forse non conosce la situazione in cui versano gli atenei italiani dal punto di vista della didattica: ancora oggi subiamo i devastanti effetti della riforma Gelmini; non si investe in orientamento e didattica di qualità e in tutto ciò il voto di laurea non è assolutamente rilevante.”
Alberto Irone, portavoce nazionale della Rete degli Studenti Medi, dichiara: “Da anni chiediamo una riforma strutturale dei cicli scolastici per abbattere dispersione e garantire una piena inclusione nei percorsi formativi, attraverso l’introduzione di un biennio unitario per tutti gli indirizzi di studi. Accorciare arbitrariamente i percorsi di studio perché la politica improvvisamente sembra accorgersi che in altri paesi del mondo gli studenti ne escono invece prima e meglio non è una soluzione praticabile. L’ossessione per la scuola vista semplicemente come mezzo di formazione per il successivo approdo nel mercato del lavoro è una visione sbagliata e miope del ruolo dell’istruzione nel paese e nei processi globali: combattere le disuguaglianze, affermare la pace e i diritti di cittadinanza, a maggior ragione in un momento storico delicato come questo, dovrebbero essere gli obiettivi ineludibili di un vero dibattito sull’istruzione. Dibattito invece assente e calpestato da dichiarazioni come quelle del ministro Poletti”
Concludono Dionisio e Irone: “vorremmo ricordare al Ministro Poletti che il problema non è la laurea: l’età media di laurea così come l’età media degli universitari è perfettamente in linea con la media europea. Il problema è che il nostro sistema produttivo non è in grado di valorizzare e assorbire i laureati (in Italia il tasso di occupazione dei laureati nella fascia 25-34 è del 62%, contro la media Ocse che si attesta all’82%) , e che le regole del mercato del lavoro ci espongono a precarietà, salari bassissimi e lavoro nero. È inaccettabile che lo stesso Ministro che ha promosso il Jobs Act, aumentando la precarietà e riducendo i diritti, si permetta di dire che la colpa è degli studenti. Mentre in Europa si parla di longlife learning e i giovani sono incentivati e facilitati nell’alternare esperienze di lavoro e studio, in Italia stigmatizziamo gli studenti che provano con sacrifici, economici e non, a costruirsi un futuro a partire dall’istruzione.”