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Bene l'unità, ma “le nostre divisioni non sono politiche, riguardano il merito sindacale. Possiamo dare il nostro contributo per far uscire il Paese dalla crisi aggiornando il modello contrattuale, rafforzando la contrattazione di secondo livello collegata alla produttività. E' questa la vera sfida che abbiamo di fronte". E' la prima risposta alla lettera inviata ai segretari di Cisl e Uil dal leader della Cgil, Susanna Camusso, ed è arrivata oggi (22 giugno) da Annamaria Furlan, dalle colonne di “Repubblica”.
Camusso nella lettera, ripresa dallo stesso quotidiano domenica, chiedeva al sindacato di tornare ad essere unito, per “avere quel ruolo da protagonista che gli spetta per dare un contributo alla soluzione dei tanti problemi legati alla crisi economica e alla rapidissima trasformazione dell’economia e della società”. “Se non supereremo lo stallo e la burocratizzazione del lungo periodo che abbiamo alle spalle — scrive Susanna Camusso — tutto congiurerà per nuove divisioni e l'ininfluenza nelle scelte”. Secondo Camusso è dalle cose che uniscono che si deve far ripartire il confronto sull'unità: pensioni, fisco, Mezzogiorno, politica industriale, contratti e gestione della crisi. Tutti temi su cui le tre confederazioni o hanno già espresso posizioni convergenti o sono in grado di avvicinarsi tra loro. Nello stesso tempo, sempre secondo la leder della Cgil, è necessario impedire che la politica invada il campo del sindacato. E approfittare del fatto che l'esecutivo ha scelto di rinviare, in attesa proprio di un accordo sindacale, la disciplina del salario minimo legale la cui introduzione finirebbe per minare dall'interno la stabilità delle relazioni industriali con il progressivo superamento del contratto nazionale di categoria e la possibilità per le aziende di uscire dalla Confindustria o dalle altre associazioni di rappresentanza.
Il segretario della Cisl, Annamaria Furlan, però, in un'intervista al quotidiano afferma che "il fulcro delle divisioni sono stati i metalmeccanici della Cgil. Quando Landini lancia l'idea della Coalizione sociale sembra essere orfano del partito che non c'è, dà l'impressione di avere una concezione ancillare del sindacato rispetto alla politica. Mentre il sindacato deve stare sullo stesso piano della politica".
"Riusciamo ad essere uniti - continua - solo quando denunciamo le cose che non vanno bene e che fanno gli altri. Un esempio è quello della scuola. Facciamo invece fatica a definire una strategia generale comune. Abbiamo però davanti una opportunità: da più parti ci chiedono di dare il nostro contributo alla ripresa del Paese puntando sulla contrattazione aziendale", secondo cui il contratto nazionale deve restare "con il compito di tutelare il potere d'acquisto dei lavoratori, mentre tutto ciò che ha a che fare con la produttività, l'organizzazione del lavoro, la flessibilità deve essere contrattato nei luoghi di lavoro".