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PALERMO - Rilanciare il Mezzogiorno attraverso l'area mediterranea, valorizzare il lavoro e l'occupazione, affidare ai soggetti economici e sociali e alle organizzazioni della società civile un ruolo chiave per favorire percorsi di sviluppo. L'idea di fondo è proporre una strategia macro-regionale rivolta a 40 realtà territoriali costiere di 8 nazioni: Spagna, Francia, Italia, Slovenia, Croazia, Grecia, Malta e Cipro. Una strategia che sappia fare tesoro dei limiti delle strategie macro-regionali esistenti a livello europeo e, nel contempo, rappresenti un volano per una nuova politica di cooperazione, sviluppo e sicurezza per tutto il Mediterraneo.
Se n'è parlato ieri (19 settembre) a Palermo nel rilanciare il progetto della Cgil “Laboratorio Sud – Idee per il Paese”. A fare da supporto, la presentazione di un report con i dati sui fondi strutturali sugli investimenti europei per il periodo 2014-2020 nelle regioni beneficiarie, sulle relazioni tra Italia e Mediterraneo e sul rapporto tra il nostro paese e i suoi competitor internazionali. “Senza una strategia Euro-mediterranea è impensabile una piena e reale integrazione dell’Unione Europea”, ha esordito la segretaria confederale della Cgil Gianna Fracassi.
Sul ruolo dell'Unione è intervenuto Stefano Palmieri, consigliere del comitato economico e sociale europeo a Bruxelles dove lavora per l'Area per le politiche internazionali ed europee della Cgil. “L'attivazione di un piano di investimenti – ha sottolineato – è strettamente legata al rilancio della politica industriale del vecchio continente. L'Unione deve tornare svolgere un ruolo in termini di sistema, deve avere una propria politica industriale e un manifatturiero che torni al 20 per cento del Pil”.
“Ridurre le diseguaglianze che esistono nel nostro paese e tra il Nord e il Sud Italia è l'ingrediente primario – ha spiegato nel suo intervento il segretario generale della Cgil Susanna Camusso – per ridare slancio allo sviluppo infrastrutturale e all'economia del Sud. Non vediamo altra possibilità che determinare una politica di creazione del lavoro, perché il tema della disoccupazione è la più grande diseguaglianza che ci sia. Oggi siamo qui a Palermo – ha precisato – per discutere di politiche di cooperazione e di sviluppo infrastrutturale, di come si possa rideterminare l'economia. E noi pensiamo che si debba partire dalle disuguaglianze che esistono in questo Paese”.
“Il Mediterraneo è una questione centrale non solo per l'Italia, ma anche per gli equilibri mondiali, e deve esserlo sempre di più per l'Europa”. Così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Sandro Gozi. A suo parere, l'Italia “sta spingendo moltissimo affinché nel quadro della nuova strategia di sicurezza globale proposta dall'Unione europea, il Mediterraneo riacquisti un ruolo centrale dal punto di vista non solo della sicurezza, ma anche dello sviluppo e degli scambi commerciali e umani che sono chiave e devono essere governati molto più e molto meglio per l'interesse comune”.
Per il segretario della Cgil Palermo Enzo Campo, “la città deve superare una condizione di arretratezza determinata da questi lunghi anni di crisi. Il Patto per la Sicilia e il Patto per Palermo devono dare risposte in termini di vertenzialità sui territori e di occupazione al di là della politiche degli annunci. La nostra provincia si è desertificata, c'è una bomba sociale di 500mila persone inattive, al di là del tasso di disoccupazione, gente fuori dal ciclo produttivo, di cui nessuno parla”. Anche per il numero uno della Cgil siciliana, Michele Pagliaro, “bisogna passare ad un'azione politica per risolvere la dualità dell'Europa a due velocità: da una parte l'Europa della globalizzazione, dall'altra quella del disagio sociale. L'Europa deve potersi esprimere con una politica nuova. E la nuova identità si ricostruisce a partire da un Mezzogiorno in ripresa”.
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