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La previsione di crescita per il 2018 attribuita all'Italia dal Fondo monetario internazionale è del 1,4%, una cifra confermata anche dalle previsioni della Banca d'Italia. “Sono cifre che ci dicono che tecnicamente siamo fuori dalla recessione. Ma, come sempre, i numeri nascondono tante diversità, tante diseguaglianze sia tra chi lavora, sia tra le singole imprese”. A dirlo, ai microfoni di RadioArticolo1, è Maurizio Landini, segretario confederale della Cgil.
“Va anche sottolineato - continua Landini - che rispetto agli altri paesi europei l'Italia continua a crescere meno. Basta ricordare che il nostro Pil è ancora sotto di più di 6 punti rispetto al 2008, così come più bassi sono i livelli di occupazione, perché sono aumentati i contratti a termine, il lavoro somministrato e il lavoro a chiamata, mentre sono diminuite le ore lavorate. Questi dati ci dicono che è cresciuto il numero di persone che lavorano ma che pur lavorando restano in condizioni di povertà. È evidente che la crescita non sta risolvendo i gravi problemi di diseguaglianza sociale e materiale del nostro Paese”.
Le disuguaglianze, però, resistono anche nel sistema produttivo italiano. Per il segretario confederale Cgil,“ci sono imprese che crescono di più, perché investono in ricerca in innovazione e stanno sfruttando le leggi di incentivazione che lo Stato ha concesso in questi anni, eppure abbiamo perso quasi il 25% della nostra capacità produttiva e non la stiamo recuperando. Continuano a esserci invece piccole, medie e grandi imprese in cui si taglia, i problemi non sono risolti e manca una politica industriale degna di questo nome”.
“Oltre a dare i numeri – continua Landini - , bisogna ragionare su cosa c'è dietro questi numeri, sulla reale condizione del nostro sistema industriale e sulle condizioni di vita e di lavoro delle persone. Inoltre, non si può non parlare del fatto che si continua a morire sul lavoro, e che pur lavorando meno ore si muore di più. Anche questo è un indice della qualità del nostro sistema produttivo”.
Parlando di ripresa non si può non affrontare il tema dell'innovazione tecnologica e dei suoi riflessi sul lavoro, di cui la Cgil discuterà nella sua conferenza di programma. “Noi - ha concluso Landini - abbiamo bisogno di cambiare per essere in grado di rappresentare il mondo del lavoro di oggi. Cambiare per poter contrattare questa trasformazione, e per progettare le modifiche organizzative necessarie. Bisogna ragionare su quali sono oggi le forme con cui il lavoro si esprime, per far sì che le persone possano essere più libere nel lavoro che fanno. Non è una questione esclusivamente di formazione, perché l'80% dei lavoratori rischia di vedere un peggioramento sia in termini di salario che di quantità nel lavoro. Il sindacato deve quindi porsi il problema di come tutelare queste persone, contrattando anche l'algoritmo. Per farlo bisogna anche proporre nuove forme di partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese”.