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Il clima è cambiato. Lo si percepisce nettamente negli incontri ufficiali con le delegazioni dei gruppi parlamentari, in particolare con il Pd. E il cambiamento riguarda il “lavoro”. Oggi (2 febbraio) dall'incontro con i gruppi del Pd di Camera e Senato una prima notizia concreta, l'impegno a incardinare la proposta di legge di iniziativa popolare sulla Carta dei diritti fondamentali del lavoro.
Un'apertura nei fatti, ma anche nei modi, impensabile qualche mese fa. E anche nei giorni scorsi, dall'incontro con la commissione Lavoro fino al confronto organizzato dai deputati Pd con il ministro Poletti e con i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, la discussione su voucher, disoccupazione, grandi vertenze ha consentito un importante e potenzialmente proficuo confronto.
Merito di questo cambiamento va al risultato referendario del 4 dicembre, con il quale gli italiani hanno manifestato tutto il loro scontento rispetto alle politiche del governo Renzi, e va alla Cgil, che anche nella tempesta ha tenuto dritta la barra e ha portato avanti le proprie proposte per ridare voce e forza ai lavoratori: la Carta dei diritti fondamentali del lavoro e i referendum. Oggi di fronte ai dati secchi sulla disoccupazione giovanile che cresce, sull'aumento/permanenza degli over 50 al lavoro, su quelli del ricorso massiccio ai voucher non per regolarizzare lavori occasionali, ma per aggirare i contratti di lavoro, non si può più far finta di nulla.
C'è, a dire il vero, chi ancora si ostina a dire che con i voucher si è risolto il problema del lavoro in nero, ma dati, studi e analisi di ogni sorta dicono che non è così. Anzi. Sui voucher la Cgil è stata chiara, o si introducono correttivi sostanziali che li riportino a essere uno strumento esclusivamente dedicato ai lavori occasionali, o si va al referendum, li si abolisce e si studia un nuovo strumento che non sia applicabile per aggirare i normali contratti di lavoro.
Un passo avanti sulla Carta dei diritti del lavoro è stato fatto. Adesso il governo dovrebbe compiere un passo in più e dare agli italiani la possibilità di esprimersi sui due quesiti referendari. È un tema di democrazia, è una tema di rispetto dei diritti dei cittadini.
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