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Sono passati quasi cinque mesi dall’avvio della campagna della Cgil per promuovere la proposta di legge di iniziativa popolare per regolare la giungla degli appalti nel nostro paese. E, a circa un mese dalla conclusione del viaggio del furgone che sta portando in giro per l'Italia la proposta, è giunto il momento di fare il punto della situazione. “Stiamo iniziando la fase di controllo delle firme raccolte per la consegna al legislatore. Finora abbiamo organizzato migliaia di banchetti nei posti di lavoro, tutti i giorni, e centinaia di punti di aggregazione nelle piazze pubbliche. Ma la campagna continua, perché il nostro obiettivo è informare fino in fondo i cittadini sulla proposta e su come funziona l’affidamento degli appalti”, afferma Moulay El Akkioui, dell'Area Organizzazione della Cgil, e responsabile della campagna.
Rassegna: Perché questa campagna è così importante?
El Akkioui: Innanzitutto, perché gli appalti, soprattutto quelli pubblici, sono uno dei beni comuni più preziosi del nostro paese, finanziati con i soldi di tutti. Gli appalti per la Cgil rappresentano l’economia del bene comune, che si basa sugli stessi valori fondamentali che portano alla riuscita delle nostre relazioni interpersonali. Determinano il rapporto dei cittadini democratici con le istituzioni pubbliche. Queste relazioni dovrebbero tradursi in formazione della fiducia, cooperazione, stima, democrazia, solidarietà, e la massima motivazione alle persone ad essere sempre e ovunque, etiche, regolari e corrette.
Rassegna: Quanto incidono gli appalti sull'economia del paese?
El Akkioui: Molto, perché il successo economico del nostro paese non deve essere misurato prevalentemente secondo una dimensione monetaria, ma con il bilancio del bene comune, sia di chi lavora sia delle imprese. Gli appalti, come bilancio del bene comune, diventano dunque il primo bilancio di tutto il paese. Se le parti sociali agiscono e si organizzano in maniera sociale, ecologica, democratica e solidale, attraverso la contrattazione e la concertazione, avremo migliori risultati di bilancio.
Rassegna: Oltre alla presentazione della proposta di legge, quali sono gli obiettivi della campagna?
El Akkioui: Con la nostra proposta vogliamo anche aprire un dibattito pubblico sulla trasparenza e sulla legalità. Ma anche sui diritti delle persone e sul sistema democratico rappresentativo di questo paese, partendo dalla democrazia diretta e dalla democrazia partecipativa. Il popolo sovrano deve poter suggerire e correggere i suoi rappresentanti, deliberare direttamente alcune leggi, come quella attuale sugli appalti, il jobs act, etc... Le persone devono poter controllare gli ambiti dei servizi essenziali per la collettività. In una vera democrazia gli interessi dei rappresentanti e dei rappresentati sono identici. E la premessa necessaria a tutto ciò sono degli ampi diritti di partecipazione e di controllo per il popolo sovrano. Tutti i punti fondamentali di questo sistema alternativo devono maturare nel corso di un necessario processo democratico. Ogni nuova proposta, grazie ad una informazione ampia ed ad un dibattito intenso, va condivisa, prima di essere trasformati in legge.
Rassegna: Non parliamo solo di appalti quindi, ma di un vero e proprio cambiamento culturale.
El Akkioui: Sì, è così. Per far conoscere e praticare i valori dell’economia del bene comune fin dall’infanzia, bisognerebbe introdurre delle nuove materie di insegnamento nelle scuole, come educazione ai sentimenti, educazione ai valori, educazione alla comunicazione, studi di genere, educazione alla democrazia, esperienza della natura dell’ambiente non antropizzato. In una parola, si dovrebbe ripristinare l'educazione civica. Una buona legge sugli appalti pubblici e privati dovrà essere l'inizio di un vero cambiamento e di una contrattazione inclusiva per la Cgil.