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Può sembrare strano, ma è così. Le tecniche teatrali possono aiutare a fare formazione. Se n’è avuta conferma l’8 e 9 marzo a Impruneta, in provincia di Firenze, dove si sono tenuti gli ultimi due moduli formativi per formatori, organizzati dalla Filctem, al termine di un percorso svolto in cinque tappe.
“La scelta di utilizzare tecniche teatrali per formare i futuri formatori nasce dal fatto che, al pari dell’attore sul palcoscenico, anche il formatore deve saper catturare l’attenzione dei presenti e gestire le diverse relazioni che avvengono in aula”, spiega Laura Ferrante, responsabile formazione Filctem Lombardia.
“Così ho fatto ricorso a una serie di tecniche, come il patto d’aula, un’azione importante che deve fare il formatore quando parla di regole da seguire ai discenti prima d’iniziare il corso. Oppure, l’incanto della sintonia, tecnica teatrale che ho accolto e riformulato per applicarla in un’aula di formazione: sono esercizi che aiutano le persone a entrare in contatto fra loro attraverso i cinque sensi. Energizzazione è un’altra tecnica da adottare quando ci si accorge che i discenti sono un po’ stanchi dalla lezione o magari dopo la pausa per il pranzo: sono esercizi che attivano l’energia nelle persone attraverso movimenti specifici da fare in cerchio. Qualcuno parte e manda dei segnali al compagno di corso più vicino, che a sua volte li trasmette agli altri”, osserva la sindacalista.
“Cammino nello spazio è un altro esercizio da fare insieme agli altri, perché ci si muove in gruppo, prendendo consapevolezza del fatto che si è nel contempo individui e moltitudine. Le persone si mettono fra loro quasi a diventare un corpo solo in sincronia. Altri termini, stop guidato e stop spontaneo, oppure studio dello sguardo a coppie: è un passo ulteriore che permette di guardare negli occhi e in silenzio una persona, per provare a capire con lo sguardo cosa il vicino mi può comunicare. Permette di entrare nell’altro e a noi stessi di entrare negli altri. Rende più aperti e disponibili alla comunicazione”, precisa l’esponente Filctem.
“Insomma, sono tutte modalità utili a sviluppare una sensibilità che vada oltre il normale punto d’osservazione. Abbiamo lavorato con tali tecniche per unificare al meglio il gruppo, considerando che la nostra categoria presenta condizioni di lavoro assai diversificate fra loro, data l’ampia varietà di comparti al suo interno. Abbiamo anche messo assieme il nuovo gruppo di formatori con il gruppo senior per omogeneizzarli al massimo e ottenere una gestione d’aula molto trasversale. Abbiamo utilizzato l’ispirazione alle tecniche teatrali, perché lavorando sulle sensazioni le tecniche sono uno strumento efficace, in quanto colpiscono l’emotività delle persone e favoriscono la disponibilità a lavorare con gli altri”, aggiunge la dirigente sindacale.
“Ennesima tecnica, il lancio della bottiglia parlante: è un esercizio che permette di calibrare la giusta voce alla giusta distanza. Si acquisisce consapevolezza dello spazio, ci si esercita utilizzando il giusto tono rispetto alla distanza tra chi parla e chi ascolta, per essere più efficaci nella comunicazione. Queste tecniche utilizzate nei due giorni di corso hanno portato tanti frutti. Alla fine, la partecipazione emozionale dei quattro formatori nazionali e degli altri 19 formatori provenienti da tutta Italia è stata assai elevata”, sottolinea ancora Ferrante.
Antonio Mangano ha preso parte al corso dell’Impruneta: “Spiegarlo a parole, il lavoro che abbiamo fatto è complicato, perché è stato una vera e propria tempesta di emozioni. In effetti, le tecniche teatrali riescono a farti lavorare meglio nella formazione. Dopo tale esperienza, siamo diventati anche un po’ ‘formattori’, non solo formatori. Ognuno è entrato in aula con caratteristiche diverse, Eravamo come note musicali su un pentagramma. Ma nella partitura finale Laura è riuscita a creare un’armonia perfetta e n’è scaturito un bel concerto. Mettiamo a disposizione dell’aula esperienze basate sulle relazioni. Durante il corso s’impara a lavorare con gli altri, ci siamo appassionati, riuscendo anche a divertirci. I due giorni a Impruneta sono stati la conclusione di una stagione di formazione importante. Il senso di condivisione è avvenuto subito, fin dalla prima ora di corso e ha trovato proprio durante l’ultima tappa il suo culmine. Ognuno di noi era singolo, ma facente parte di un unico insieme, in grado di capire l’altro. Credo che l’aula vada gestita in tal modo, con queste tecniche”.
Altra partecipante al corso dell’Impruneta è Valentina Gennari. “Sono una formatrice e tale esperienza mi ha trasformato. È vero, il sindacalista si trova in condizioni di solitudine al pari dell’attore. Vi sono una serie di similitudini tra le due figure. Entrambi sono al centro dell’attenzione, stanno da soli e devono riuscire a comunicare con il pubblico. Il desiderio del formatore è di riuscire a comunicare correttamente, catturando l’uditorio. E, come l’attore, deve saper gestire le emozioni. Questa è la chiave di lettura. La capacità di emozionare è connaturata in noi, ma si possono imparare delle tecniche per poter meglio comunicare, come abbiamo fatto noi. Ad esempio, si può imparare a emozionare. Il problema è che il formatore non deve fare il formatore, ma dev’esserlo, con l’ausilio di una serie di strumenti. Non si fanno i formatori, ma formatori si è, purchè si abbia un’apertura all’ascolto e all’accoglienza per diventare veicolo di emozioni. Si può imparare ad essere accoglienti e lasciarsi andare”.
“Il corso dell’Impruneta è stato particolarmente efficace. Utilizzando le tecniche del teatro, è venuta fuori l’importanza dello spirito di gruppo per poter essere in sintonia con gli altri e la coppia individuo e moltitudine. Un corso per formatori, per persone che devono stare individualmente dentro un collettivo con un ruolo di guida e aiuto. Il corso ha lavorato molto su limiti, disagi, paure, di stare in un lavoro non gerarchico. È stato molto interessante, perchè partendo dal linguaggio del corpo e dalla capacità di governare le ansie dei formatori ha dato delle chiavi di lettura per aiutare chi ne ha bisogno durante il percorso formativo. Penso che lo esporteremo anche in altre categorie. È un’impostazione molto potente e spiazzante, che la Filctem si può permettere perché è una categoria che fa tanta e bella formazione. Non è detto, però, che anche altre categorie o altre strutture della confederazione possano fare una cosa simile”, conclude Giancarlo Pelucchi, responsabile formazione Cgil nazionale.