"È un momento importante, non solo perché l'apertura di una nuova istituzione culturale è sempre fondamentale, ma perché la memoria è il fondamento della società. Nel momento in cui molte università italiane dismettono la cattedra di insegnamento sul movimento operaio, noi quella cultura la portiamo avanti". Lo ha detto il presidente della Fondazione Di Vittorio, Fulvio Fammoni, inaugurando oggi a Roma la Biblioteca della Fondazione.

Un'attività che nasce da un notevole sforzo organizzativo. "Partiamo con 3mila volumi catalogati - ha spiegato -, questa è la base minima: non siamo neanche alla metà del lavoro, ci sono ancora oltre 5mila volumi da catalogare, a cui si aggiungono le donazioni e i libri di altri istituti che gradualmente inseriamo nella nostra attività". È già arrivata l'adesione al servizio bibliotecario nazionale.

"L'istituzione è importante per molti motivi - ha osservato Fammoni -: da tempo la Cgil e la sua struttura si sono dotati di un centro di documentazione importante in continua espansione. Oggi parte anche la biblioteca, con questa nascita nei prossimi mesi vogliamo dare un impulso - in accordo con l'Ediesse - ad un processo di espansione per radicare ulteriormente le attività editoriali e culturali in tutta Italia". Nel corso del tempo le grandi conquiste del lavoro si sono trasformati in passi avanti sociali: "Il lavoro ha fatto tanta cultura in Italia, con questa biblioteca la portiamo avanti: un atto in controtendenza nell'Italia di oggi, dove tanti che trattano il lavoro come merce. Faremo attività di ricerca storica, sociale, formazione svilupperemo il rapporto con molti altri istituti, non solo nazionali ma anche europei".

Un luogo di cultura che apre, nell'epoca in cui molti chiudono. "Fa sempre piacere assistere a un'apertura", ha affermato la giornalista e scrittrice Francesca Bellino. "È una giornata di festa. Dal mio punto di vista di scrittrice, sono felice che la biblioteca dedicherà particolare attenzione alla letteratura dedicata al lavoro, come il reportage. Sarà un bel luogo di incontro e di scambio".

Per Alessandra Sciacca, del Polo bibliotecario degli istituti culturali di Roma, "è una fortuna l'ingresso del nostro Polo nella biblioteca della Fondazione. Pensiamo sia una grande opportunità, perché tutti gli aspetti della storia sindacale e dell'evoluzione del lavoro interessano la ricerca storica. La nostra struttura è specializzata in contemporanea, qui la storia del lavoro si inserisce come percorso fondamentale di crescita sociale".

La costruzione di una nuova cultura del lavoro è una grande battaglia della Cgil. Così il segretario confederale di Corso d'Italia, Giuseppe Massafra, ha concluso l'incontro. "Mi ha colpito molto l'idea di costruire un luogo collettivo di confronto, senza barriere nel momento in cui di barriere ne vediamo fin troppo. Apre un luogo fisico, naturlamente, ma anche dallo straordinario ruolo sociale: serve ad alimentare una cultura della memoria che rimetta al centro il valore del lavoro". L'intreccio tra lavoro e conoscenza, a suo avviso, "è il parametro di riferimento per capire com'è la società contemporanea e la sua democrazia".

Massafra ha quindi aggiunto: "In un periodo in cui il lavoro cade dall'attenzione generale del paese, in cui si mortificano i diritti e le fasce deboli, ecco un luogo che torna a raccontare la nostra storia: anche da qui passa la capacità di ricostruire la centralità del lavoro, ovvero la grande battaglia portata avanti dalla Cgil. Infondere una nuova cultura del lavoro è l'obiettivo della Carta dei Diritti e dei referendum promossi dalla Confederazione: e questa cultura passa anche dalla riaffermazione della storia". La biblioteca, ha concluso, "non è solo un luogo di consultazione, ma anche di promozione: guardiamo le azioni del passato per sostenere con forza il percorso che rilanciamo nel presente".

 

A cura di Emanuele Di Nicola