Favorire la creazione di una nuova cultura del lavoro agricolo contro lo sfruttamento, il caporalato e l’illegalità è l’obiettivo di fondo che negli ultimi due anni ha portato avanti il progetto Agree, che giunge a conclusione con la conferenza finale del 14 dicembre a partire dalle ore 9, presso la sede della Cgil nazionale (Corso d’Italia 25 – Sala Santi).
Il progetto, co-finanziato dalla Direzione Affari Interni della Commissione europea, ha visto la realizzazione di studi e percorsi formativi ad opera di sindacati e centri di ricerca in Italia, Spagna e Romania. La Fondazione Giuseppe Di Vittorio (capofila del progetto) e Cittalia-Anci Ricerche hanno studiato gli effetti dello sfruttamento lavorativo dei migranti sulla coesione sociale dei territori, con particolare riferimento alla zona dell’Agro-Pontino al centro di un’azione di networking, formazione e sensibilizzazione degli operatori locali.
Le azioni locali e l’analisi comparativa tra politiche e esperienze condotte nei tre paesi del progetto sono state l’elemento di partenza per la definizione di proposte di policy sui temi del contrasto allo sfruttamento dei lavoratori migranti, che saranno ufficialmente presentate nel corso della conferenza finale alle istituzioni europee e ai diversi stakeholder coinvolti nel fenomeno.
All’incontro parteciperanno, tra gli altri, il capo del Segretariato europeo della Cgil Fausto Durante, il segretario generale della Flai-Cgil Stefania Crogi, il presidente di Cittalia-Anci Ricerche Leonardo Domenici, il presidente della Fondazione Di Vittorio Fulvio Fammoni, il presidente dell’Asgi Lorenzo Trucco e Albin Dearing dell’Agenzia per i diritti fondamentali dell’Unione europea.
Il rafforzamento delle reti locali degli attori sociali coinvolti nel settore e l’armonizzazione di politiche e interventi in favore degli immigrati e di contrasto al caporalato sono alcuni degli obiettivi realizzati dal progetto Agree attraverso una serie di azioni innovative di formazione degli operatori e di sensibilizzazione dei consumatori verso produzioni agricole realizzate in maniera etica e socialmente sostenibile.
Creare consapevolezza tra l’opinione pubblica su tutte le forme di sfruttamento e illegalità nel settore agricolo rappresenta, secondo i partner del progetto europeo, il primo passo per favorire un reale contrasto del fenomeno dal basso, da unire alla necessaria riforma di normative europee e nazionali sulle modalità di organizzazione della produzione e sulle forme di intermediazione del lavoro.