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Un patrimonio di conoscenze e di competenze da riformare, salvaguardando i servizi offerti e i lavoratori coinvolti. Un binomio che rappresenta un tassello cruciale per il territorio, per l'economia e per determinare nuove e cruciali prospettive di crescita. Questa la linea emersa nel corso dell'iniziativa promossa dalla Cgil su 'Il futuro del sistema camerale', recentemente piegato dagli interventi 'lineari' di taglio sul diritto annuale, in perfetta continuità con le politiche registrate negli anni di tagli ammantati da 'Spending Review'. Un'assemblea nazionale che ha radunato intorno ad uno stesso tavolo le categorie del sindacato di corso d'Italia interessate - la Fp, la Filcams, la Fiom e Nidil -, le lavoratrici e i lavoratori coinvolti, insieme esponenti della politica e delle istituzioni.
Ad individuare la linea di ragionamento della discussione, la relazione del segretario nazionale della Fp Cgil, Federico Bozzanca. “Il processo di riforma del sistema camerale - ha affermato il dirigente sindacale in apertura dei lavori - si inserisce in un processo più ampio della riforma della Pubblica Amministrazione che noi abbiamo più volte contestato e su cui chiediamo un cambio di passo”. In particolare, ha precisato Bozzanca, “riteniamo fondamentale che qualsiasi tipo di intervento, anche e soprattutto per il caso specifico del sistema camerale, debba avere come ragione principale la risposta ai bisogni e alle esigenze dei cittadini. Invece di immaginare il potenziamento di uno dei settori più innovativi del sistema delle pubbliche amministrazioni, il sistema camerale è stato visto come uno dei rami dei servizi pubblici da tagliare, da ridimensionare”.
Da qui l'errore commesso nell'affrontare la 'riforma' del sistema camerale, tarata solo sulla logica dei tagli lineari, come emerge dall'intervento sul diritto annuale. Anche perché l’incidenza del sistema camerale sulla spesa pubblica nazionale rappresenta appena lo 0,2%. Secondo Bozzanca, infatti, che ha fornito una proiezione dell'intervento drastico sul diritto annuale pari al 50% a partire dal 2017, “comporterebbe un risparmio medio annuo di circa 63 euro ad impresa, ovvero 5,2 euro al mese, mentre per le ditte individuali un 'alleggerimento' di 2,6 euro al mese. Di contro ci sarà una perdita di risorse di oltre 400 milioni di euro all’economia dei territori sulle voci export, credito, turismo, innovazione, formazione”. Tagli che stanno già producendo danni, sulle imprese e sui lavoratori, mentre i testi circolati, e smentiti, addirittura parlavano di una riduzione anche degli organici, con il rischio di emulare il caos delle province dietro l'angolo.
Bisogna invertire l'approccio, mettere al centro lavoratori e servizi offerti come chiave per sostenere l'economia e determinare nuove occasioni di sviluppo, riformando per questa via il sistema camerale. Un processo di riforma e di 'sburocratizzazione' possibile solo attraverso il coinvolgimento del sindacato, dei lavoratori. “Serve - ha concluso Bozzanca - investire sul lavoro di chi ogni giorno nelle Camere, nelle Unioni, nelle aziende del sistema, o dentro Unioncamere garantisce servizi eccellenti per tutto il tessuto di imprese del nostro Paese”.
Il fronte politico - rappresentato dal presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, dagli esponenti della commissione Attività produttive, sempre di Montecitorio, Marco Da Villa e Lara Ricciatti, e infine dal componente della commissione Affari costituzionali del Senato, Giorgio Pagliari – con accenti diversi ha ribadito la centralità dei lavoratori e la funzionalità dei servizi offerti, in un'esigenza di riforma. Riforma che il sindacato guidato da Susanna Camusso rivendica. “La Cgil - ha affermato nell'intervento conclusivo della giornata il segretario confederale, Fabrizio Solari - è tra coloro che vuole la riforma del sistema camerale, così come della pubblica amministrazione. Non ci accontentiamo di ciò che c'è".
Guarda in avanti il sindacato ma pone dei forti vincoli, “come la tutela del lavoro, la qualità e l'efficacia dei servizi, perché questo riguarda l'interesse collettivo del Paese che programma il suo futuro”. E' importate, secondo Solari, "riuscire a replicare iniziative come quella di oggi anche sui territori per costruire un clima in cui sarà impossibile spacciare per riforme ciò che è destrutturazione del pubblico. Dobbiamo riuscire a disvelare - ha spiegato - quella ideologia del governo che cela l'idea che tutto ciò che è intermediazione non serve, che la presenza del pubblico è superflua, anzi la demonizza per lasciare poi spazio all'iniziativa privata". Per il segretario confederale, infatti, è in atto un disegno del governo di "demonizzazione" della pubblica amministrazione, di conseguente "svuotamento delle funzioni" e infine di "liquidazione". Per questo, ha concluso Solari, "dobbiamo reagire e rilanciare con coraggio la funzione di una presenza pubblica organizzata".