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I genovesi attendono ancora il decreto per la loro città. Il testo è stato varato dal Consiglio dei ministri 10 giorni fa, tra dichiarazioni roboanti e ottimistiche, ma non è ancora arrivato alla presidenza della Repubblica, né tantomeno ha raggiunto la Gazzetta ufficiale. “Servirebbe molta più sobrietà, e conoscere bene cosa si può fare e cosa non si può fare. Non avere quel decreto dopo un mese, vuol dire che il governo si assume una grossa responsabilità. Perché ogni giorno che passa Genova viene umiliata”. A dirlo, ai microfoni di RadioArticolo1 è Vincenzo Colla, segretario nazionale della Cgil.
“Dopo quella tragedia e quei 43 morti – ha continuato – la città ha bisogno come non mai di vedere un Paese unito che parli la stessa lingua. Perché Genova è strategica per l'economia italiana. Il porto è la vita stessa del capoluogo ligure ma anche un elemento strategico per l'economia nazionale”.
Anche per questo lo scontro in atto sul commissario, per il segretario Cgil, “è inverosimile”, ed è anche un problema di democrazia: “Quando vengono investite figure estranee, che non conoscono il territorio si sono sempre fatti dei pasticci”. Ma c’è di più, dato che nel decreto del governo “manca un pezzo fondamentale: il soggetto che ricostruisce”. Da qui nasce un secondo contenzioso: “perché se si esce dalla concessione, si è soggetti alle norme europee. E se lo Stato vuole ricostruore, allora bisogna stanziare risorse”.
Oltre alla ricostruzione del ponte, però, per Colla servono “certezze sugli investimenti per la città, sia sul ferro sia sulle grandi strutture come la Gronda e il terzo valico”. I collegamenti che dovrebbero essere “il nuovo rinascimento di Genova”. Parti sociali, politica e istituzioni dovrebbero stringersi intorno alla cittadinanza , per dare dignità a questo Paese.”
C'è poi il tema della sicurezza delle strade che investe tutta Italia. Un tema che la Cgil aveva già posto in tempi non sospetti col Piano per il lavoro. Lì, spiega Colla, c’è già “un'idea precisa dei bisogni di questo Paese”. I costi per la manutenzione del ponte Morandi danno infatti “la dimensione del bisogno di investimenti sul territorio”. In Italia, invece, non sono state fatte finora “operazioni mirate di politiche industriali pazienti” e non è un caso se “i posti di lavoro che abbiamo perso e mai più recuperato stanno soprattutto nella filiera edile, nella manutenzione e nelle ricostruzioni”.
Le infrastrutture, quindi, diventano fondamentali. “Abbiamo bisogno di concludere quelle che sono di traiettoria europea, e che sono già deliberate – ha concluso Colla -. Si tratta di un grande investimento sul ferro, per cambiate il fatto che in Italia il 90% delle merci viaggia ancora su gomma. Questo stimolerebbe nuove filiere e una risposta positiva ai problemi ambientali. Stare sui binari ed essere interconnessi è infatti la vera soluzione per l’ambiente e per lo sviluppo. Altri paesi stanno già marciando in questa direzione, spostando risorse su ricerca e competenze. Dobbiamo farlo anche noi”.