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“Dentro fate i soldi fuori facciamo la fame”. Così uno dei cartelli apparsi durante la protesta dello scorso 1° febbraio delle lavoratrici e dei lavoratori di Atahotels. La catena di grandi alberghi deve lasciare otto strutture alberghiere di proprietà del gruppo Empam per il mancato rinnovo degli affitti, rischiando di lasciare senza lavoro circa 400 persone: 200 dipendenti più quasi 200 operatori della ristorazione e addetti alla pulizia delle camere. Non a caso, la protesta è stata organizzata davanti all’Ata Hotel Executive di Milano, dove il giorno della protesta si stava svolgendo la chiusura del calciomercato invernale.
La vertenza è nazionale, vista la presenza di diverse strutture su tutto il territorio italiano: a Roma, in Sardegna e in cinque alberghi dell’area milanese: l’Executive, il residence De Angeli, il residence Ripamonti, il residence Class e l'hotel Quark. Ora in meno di 15 giorni, se non saranno individuate altre soluzioni, le strutture andranno sgomberate. I lavoratori non si arrendono però e insieme alle organizzazioni sindacali sono in stato di agitazione e in presidio per far sentire la loro protesta. Tra l’altro, oltre alle difficoltà di Atahotels, in questi giorni stanno manifestando anche le lavoratrici e i lavoratori dell’Hotel Boscolo. L’hotel cinque stelle situato in pieno centro a Milano, già da diverso tempo ha dato in appalto a una ditta esterna i servizi di pulizia camere e facchinaggio.
In questi giorni il servizio sta passando dall’Azienda Orchidea alla subentrante H Point, che ha dichiarato di non voler riassumere i lavoratori, per ottenere gli sgravi fiscali introdotti dal Jobs Act sui nuovi assunti. Una situazione critica, che non scagiona l’Hotel Boscolo, responsabile di una mancata presa di posizione. A Milano, dopo il forte impatto di Expo 2015, sembra assurdo che ci si trovi in una tale situazione. “Il dopo Expo inizia con seri problemi occupazionali negli hotel di Milano”, afferma Marco Beretta, segretario generale della Filcams Cgil Milano. Beretta spiega che durante Expo 2015 le aziende non avevano interesse ad avviare processi di ristrutturazione o "ricambi di personale", approfittando dei cambi di appalto, tanto che nel corso dell’evento, molti appalti in scadenza sono stati prorogati, con la conseguenza che oggi ci si ritrova a dover gestire numerose procedure.
“Siamo in presenza di aziende che furbescamente di fronte a cambi di appalto e in scadenza dei contratti di affitto non intendono assumere il personale in forza da anni. L’interesse è unico: usufruire di sgravi contributivi previsti dalla legge di stabilità assumendo “lavoratori ex novo, a termine o disoccupati di lungo corso, in modo da abbassare notevolmente il costo del lavoro e dei diritti”. “Cosa diversa invece – prosegue il segretario – l’emergenza che ci troviamo a dover affrontare in strutture che sono state ampliate o nate appositamente per Expo 2015, e che oggi sono in difficoltà a causa del consistente calo dei turisti a Milano. Le lavoratrici e i lavoratori del turismo, in particolare degli alberghi, sono continuamente in balia delle scelte improvvise delle aziende, che spesso hanno l’unico obiettivo di diminuire i costi del lavoro per aumentare il fatturato. Ma perché non viene ancora riconosciuta l’importanza di personale qualificato e appassionato del proprio lavoro? La formazione e la professionalità acquisita negli anni, sono elementi indispensabili per l’accoglienza e, quindi, per la soddisfazione del cliente; il valore aggiunto per il successo di una struttura alberghiera”.
» Diario Terziario febbraio 2016:
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