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La Cgil ha deciso di aprire il suo XVIII congresso – che si terrà alla Fiera del Levante di Bari – con una conferenza internazionale dal titolo emblematico: “Il futuro del movimento sindacale europeo e internazionale. Crisi della democrazia e populismo, rivoluzione digitale e tendenze della globalizzazione”. L’incontro si svolgerà il 21 gennaio dalle 16 alle 19.00 presso l’Archivio di Stato del capoluogo pugliese. “Populismo, crisi della democrazia, innovazione digitale rappresentano le sfide più importanti che attendono i sindacati nei prossimi anni. Per questo abbiamo pensato fosse opportuno offrire una dimensione globale alla nostra discussione”. Così Fausto Durate, coordinatore dell’Area Politiche europee e internazionali della confederazione, che aprirà i lavori nel corso dei quali interverranno – dopo un saluto del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano – Luca Visentini, segretario generale della Ces, Victor Baez, vice segretario generale della Csi, Gaby Bischoff, presidente del gruppo lavoratori del Cese (il Comitato economico e sociale europeo) e Susanna Camusso, segretario generale della Cgil. “Si tratta – aggiunge Durante – di una scelta che molte organizzazioni sindacali nazionali stanno facendo, perché le questioni sono sempre più interconnesse e non si possono più gestire a livello esclusivamente nazionale”.
In effetti non è un periodo semplice per il mondo del lavoro e per chi lo rappresenta…
Durante Il mondo del lavoro è stretto tra la crisi profonda dei tradizionali assetti democratici e il prevalere, ad esso collegato, di fenomeni di populismo e personalismo che puntano a un rapporto diretto tra i leader dei singoli paesi e il popolo, saltando la funzione importante dei corpi intermedi. Non si tratta di un fenomeno solo italiano: da Trump, Putin, Orbàn, Erdogan, fino al recente exploit di Bolsonaro, la direzione purtroppo sembra questa un po’ ovunque. È un fenomeno che ci riguarda direttamente, perché sta mettendo in discussione la tradizionale dialettica tra il potere e le parti sociali in tutto il mondo.
L’altro tema della conferenza è la rivoluzione digitale…
Durante Certo, è l’altra grande questione. A seguito della rivoluzione 4.0, il lavoro, la sua organizzazione cambieranno fisionomia. L’impatto delle piattaforme digitali e delle nuove tecnologie sulla gestione dei tempi, dei luoghi di lavoro e delle professionalità è enorme. Questi intrecci vanno affrontati a livello globale: a livello nazionale non esistono strumenti in grado di affrontare tutta la complessità che è in gioco.
Forse però non basta scegliere “semplicemente” una prospettiva globale: è probabile che i sindacati debbano cambiare e mettersi in discussione.
Durante Sono d’accordo. Due mesi fa, nel corso del congresso a Copenaghen, Susanna Camusso si è candidata a guidare la Csi, il sindacato mondiale, sfiorando con il 48 per cento dei voti la vittoria. Un consenso così alto alla sua proposta ha dimostrato che nel mondo sindacale c’è un forte disagio rispetto al modo in cui la Csi è stata diretta in questi anni. A molti il sindacato mondiale non è sembrato una voce autorevole ed efficace nel contrastare le politiche di austerità, il pensiero unico neoliberista e lo strapotere della finanza e delle multinazionali sui processi democratici che hanno contribuito a peggiorare notevolmente la condizione dei lavoratori. Anche all’interno delle istituzioni internazionali in cui è accreditato – Banca Mondiale, Fmi, Oil – la sua azione non è stata affatto incisiva. Insomma, dobbiamo insistere nel costruire un’identità della Csi che sia in grado di intercettare questa forte domanda di cambiamento.
Se “restringiamo” il campo all’Europa, siamo alla vigilia di un appuntamento molto importante, le elezioni di maggio che potrebbero stravolgere il panorama politico del continente
Durante Anche in questo caso, con la conferenza internazionale e il congresso, vogliamo stimolare la Ces ad assumere una proposta forte per cambiare l’Europa e, insieme, a subire in misura minore il condizionamento della Commissione europea.
Credi sia necessaria una mobilitazione?
Durante Penso proprio di sì. È passato troppo tempo dalla giornata di azione europea che si è svolta nel 2012. Sappiamo che la Ces organizzerà una manifestazione a Bruxelles per fine aprile. Ben venga. Ma bisogna recuperare il tempo perso e per questo nel corso del congresso insisteremo affinché l’azione del sindacato si irrobustisca.
Non credi che, così come gli Stati, anche i diversi sindacati per avere più efficacia nella propria azione debbano rinunciare a una parte della propria sovranità contrattuale?
Durante Sì. E del resto nell’ultimo congresso della Ces avevamo proposto l’avvio di uno strumento salariale minimo di natura europea per contrastare i fenomeni di dumping. Poi pensiamo sia anche importante definire un quadro giuridico-normativo comune che porti alla costruzione di una sorta di Statuto europeo del lavoro. Se i diversi sindacati pensano di poter procedere in maniera autonoma, non saranno mai in grado di affrontare i processi economici in atto, che sono velocissimi. Anche i sindacati dei paesi economicamente più avanzati e in cui il sistema di welfare tiene meglio, devono capire che avranno le armi sempre più spuntate. Sono necessari strumenti che ci permettano di affrontare ad armi pari le imprese che si muovono su scala globale.
E magari contribuire alla costruzione di un’Europa più giusta…
Durante Senza dubbio. L’Unione oggi è troppo sbilanciata a favore della Commissione, che non è eletta, mentre l’unico organismo votato dal popolo – il Parlamento – è quello che ha meno potere. Il Parlamento dovrebbe stare invece al centro, solo così riusciremo a togliere ossigeno ai partiti fascisti, nazionalisti e sovranisti che in questa fase sembrano raccogliere tanto consenso.