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Proseguono senza sosta in Parlamento le audizioni sulla legge di bilancio e sul decreto fiscale. La posizione della Cgil sulla manovra è ormai chiara: si va nella giusta direzione, ma le risorse restano assai limitate. “Il fatto che la direzione sia giusta ci conforta, dopo anni di governi che formulavano leggi di bilancio restrittive, in cui le priorità erano altre. L’attuale ministro dell'economia ha apertamente dichiarato che i quattro assi della manovra sono la riduzione del carico fiscale sul lavoro, gli investimenti per la crescita e la sostenibilità ambientale e sociale, il welfare e il contrasto all'evasione fiscale. Esattamente le misure da noi definite prioritarie.” A dirlo, ai microfoni di RadiArticolo1, è Riccardo Sanna, coordinatore dell'area politiche di sviluppo della Cgil nazionale.
“Lo stesso ministro – ha continuato Sanna – ha dichiarato che la politica di bilancio è moderatamente espansiva. Ed è questo il punto. Malgrado la direzione sia estremante corretta e la prospettiva in cui si muove sia pluriennale, con un respiro lungo anche sul versante redistributivo e fiscale degli investimenti, è ancora troppo poco”. La restituzione di tre miliardi per il prossimo anno, e di cinque nel 2021, in termini di minore Irpef per i lavoratori è infatti “un ottimo segnale, molto meglio di qualsiasi bonus”, ma secondo la Cgil non basta. “Non solo in quantità, perché la platea di riferimento è sostanzialmente quella dei lavoratori a reddito medio o medio-basso. Mentre ci sarebbe bisogno di un impulso strutturale forte su tutta la platea di lavoratori e dei pensionati, che infatti scendono in piazza”.
Lo stesso vale per il contrasto all’evasione “la più alta d'Europa”, dove servirebbe “un segnale fortissimo di recupero”: anche qui “si può fare molto di più”. C’è poi la questione salariale, “che già c'era prima della crisi, ed è ancora molto forte in tutti i Paesi industrializzati”. È questo, per Sanna, “il vero motivo per cui il peggioramento del quadro internazionale che viene rilevato dal rallentamento del commercio globale, è sempre il solito vuoto di domanda per una crisi mai risolta”.
Anche sugli investimenti indirizzati al mezzogiorno e all’economia verde, la direzione alla Cgil pare quella giusta: “C'è una condivisione con l'Europa sugli investimenti dal lato della domanda, ma le risorse di cui si parla sono ancora troppo diluite nel tempo. L'incidenza sul prodotto interno lordo degli investimenti pubblici, infatti, resta lontana dal livello pre-crisi di oltre 30 punti, e viene portata da questo governo a circa due punti e mezzo di Pil. Noi abbiamo chiesto nella piattaforma unitaria presentata con Cisl e Uil, di portarla almeno al 6%. In questo modo, si tornerebbe a un livello di economia pubblica in grado di condizionare il mercato, fare leva per gli investimenti privati, e allo stesso tempo dare una direzione alla nostra economia, risolvendo se possibile qualche fattore di debolezza strutturale”.
Per questo i sindacati puntano moltissimo sull’impegno preso dal governo per l'apertura di quattro tavoli, di cui il principale è proprio su sud e green economy. “È il tavolo – spiega ancora Sanna - che ci aspettiamo venga aperto a brevissimo, proprio a ridosso della legge di bilancio, per traghettare i primi risultati già nel documento di Economia e finanza di aprile”. Questo però “accadrà solo se il governo dovesse durare”. Una discriminante affinché la giusta direzione intrapresa possa “essere strutturale” e “sanare le cause che hanno generato il declino dell'Italia”. Cioè “le disuguaglianze e la disoccupazione”. Non a caso, l’esecutivo ha programmato un tasso di disoccupazione ancora troppo alto nel prossimo triennio. “Quindi servono gli investimenti, non al 2034, ma a breve. Solo così si può accelerare e dare quello shock necessario a far crescere la produttività e l'occupazione nella nostra economia”.
“La chiave di volta, insomma, sono proprio gli investimenti, che spingono la domanda e qualificano le offerte. Si può fare, ma solo se c'è la volontà del Parlamento. In queste ore stiamo lavorando agli emendamenti da portare al Senato, affinché la manovra venga in qualche modo protetta e rafforzata, e non indebolita dalle forze parlamentari che compongono l'attuale maggioranza”.