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“Dobbiamo innovare per portare l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile. Il cambiamento climatico, la scarsità d’acqua, il crollo dei sistemi naturali, i conflitti sociali, la globalizzazione fanno veramente paura. Il concetto di sviluppo sostenibile non riguarda solo l’ambiente, ma è anche sociale, economico e istituzionale”. Lo ha detto Enrico Giovannini, portavoce di Asvis – l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile promossa da 180 partner, tra cui la Cgil – nel suo intervento alla Conferenza di programma della confederazione in corso a Milano.
“Quello di cui discutiamo è un cambiamento del paradigma di sviluppo. C’è un altro modo per guardare allo sviluppo, e la risposta i ‘grandi della terra’ se la sono data nel settembre 2015, firmando Agenda 2030”, continua Giovannini. “Il principio di base dell’Agenda 2030 è molto chiaro: che nessuno resti indietro. Un messaggio sintetico, che però esprime il suo significato attraverso i target dell’Agenda 2030: miglioramento di reddito, ma anche miglioramento del rapporto tra economia e ambiente, piena occupazione, lavoro dignitoso per donne e uomini, eliminazione del lavoro forzato, avviamento al lavoro dei giovani Neet, riduzione delle diseguaglianze, che i paesi si sono impegnati a raggiungere entro il 2030”.
“Ma – prosegue Giovannini – non basta dire mettiamo tutti allo stesso livello, perché chi è indietro deve essere aiutato più degli altri. Senza dimenticarci delle pari opportunità e delle diseguaglianze di genere. L’Agenda ci obbliga a pensare in modo integrato. E dobbiamo considerare anche gli scarti fisici e gli scarti umani: i primi impattano sugli ecosistemi, i secondi determinano crolli nei servizi ecosistemici. Il lavoro che l’Alleanza sta facendo aiuta a mettere insieme tutti questi diversi aspetti”.
“L’economia circolare può ridurre fino all’80 per cento dei costi, anziché il 20. In tal modo i profitti aumentano e si riducono anche gli sprechi. Il sindacato ha un ruolo fondamentale nell’aiutare il mondo delle imprese ad andare in questa direzione. Tra qualche mese, a Milano, dovrebbe nascere un centro per la finanza sostenibile. Uno dei centri internazionali più importanti. Può essere un’opportunità per l’Italia, così come il sindacato dovrebbe inserire, tra i propri obiettivi, l’obbligo di rendicontazione delle imprese sull’impatto economico, ma anche sociale e ambientale. Questo creerebbe pressioni sulle imprese, oltre che maggiore trasparenza”, aggiunge l’esponente di Asvis.
“A parole, il nostro governo ha approvato una strategia di sviluppo sostenibile, ma che poi non ha avuto seguito. Altri paesi si stanno muovendo in tale direzione. È incredibile che la Cina si erga a paladino dello sviluppo sostenibile, dopo tutti i disastri che ha provocato. Mentre l’Europa, che ha fatto tanto, fino ad essere considerata una campionessa mondiale dello sviluppo sostenibile, oggi balbetta. Due settimane fa, Confindustria ha pubblicato il suo manifesto per la responsabilità sociale e lo sviluppo sostenibile. È una grande opportunità per aprire il confronto. E mi domando perché i sindacati confederali non facciano altrettanto, preparando un loro documento programmatico”, rileva ancora Giovannini.
“Seconda opportunità: il pilastro sociale dell’Unione europea, firmato dal Parlamento europeo, è straordinariamente importante, in teoria, ma come si fa a metterlo in pratica, visto che le competenze poi sono nazionali?”, si chiede Giovannini. E poi ricorda che Asvis “pubblica ogni anno un rapporto, fatto dalla collaborazione delle 180 organizzazioni che ne fanno parte. L’ultima parte del rapporto è dedicata a una serie di proposte assai concrete. Nei giorni scorsi abbiamo chiesto alle forze politiche di sottoscrivere un appello fatto di dieci punti, di cui il primo chiede di inserire nella nostra Costituzione il principio dello sviluppo sostenibile, nel senso ambientale, sociale, economico e istituzionale. Sarebbe un modo forte di aprire una nuova legislatura, il segnale che il nostro Paese riconosce gli errori commessi e vuol voltare pagina. Altrimenti, fra cinque anni, si troverà a piangere un aumento della diseguaglianza, della fragilità ambientale, della povertà. Questo è il cambiamento che credo si possa fare e che dobbiamo realizzare”, conclude il portavoce di Asvis.