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Una situazione "a macchia di leopardo", nella quale ad alcune punte di eccellenza si affiancano evidenti criticità. È questo il quadro del sistema dell’educazione all’infanzia in Umbria descritto dalla Fp Cgil dell’Umbria che in una conferenza stampa ha voluto lanciare un “grido d’allarme” rispetto al rischio di dispersione di un patrimonio straordinario, da sempre fiore all’occhiello per la regione.
“Sappiamo bene che tutti i Comuni stanno attraversando un momento di grande difficoltà a causa dei continui tagli subiti – ha detto Vanda Scarpelli, segretaria generale Fp Cgil Umbria, affiancata in conferenza stampa da Silvia Pansolini, della segreteria regionale, e Patrizia Mancini della Fp di Perugia – ma non tutti i Comuni stanno reagendo a questa situazione nello stesso modo”. La distinzione – hanno spiegato le tre dirigenti della Fp – è tra quei Comuni che “resistono” o addirittura avanzano e quelli che invece arretrano in maniera preoccupante.
Tra i virtuosi c’è ad esempio il Comune di Foligno, dove in un momento di difficoltà come quello attuale l’amministrazione decide di aumentare l’offerta formativa, con riflessi importanti anche sull’occupazione (4 maestre in più). Ma la Fp loda anche gli sforzi di altre amministrazioni, come Città di Castello e San Giustino, dove “la volontà è stata quella di tutelare e difendere i servizi esistenti”.
Dall’altra parte ci sono invece le note negative, a partire dalla situazione del Comune di Terni, dove, afferma la Fp Cgil, “nelle ultime settimane abbiamo assistito ad un vero e proprio attacco al pubblico impiego nei servizi educativi”. Nella seconda città dell’Umbria – spiega il sindacato - è prevista infatti la chiusura di 2 sezioni nella scuola materna e di una negli asilo nido, in aggiunta ad una riduzione di orario in 2 sezioni della scuola materna, a causa anche del pensionamento di 3 educatrici che non verranno sostituite con nuove assunzioni. Prevista anche la chiusura di 4 mense.
Altre situazioni allarmanti, segnalate dalla Fp Cgil, sono quelle dei Comuni di Spoleto (ridimensionamento del servizio ed esternalizzazioni), Marsciano (mancata applicazione del contratto nazionale di riferimento), Magione, Bastia, Corciano, Deruta, Bettona (situazioni di dumping contrattuale, con personale che lavora, fianco a fianco, con contratti differenti) e, infine, Perugia, dove – sostiene ancora la Fp Cgil – “è necessario che si programmino nuove assunzioni di personale anche in vista di prossimi pensionamenti ed è necessaria una seria riorganizzazione”.
A Perugia scotta poi il caso della scuola materna Santa Croce, dove “nonostante l'intervento della Regione e del Comune di Perugia, le lavoratrici saranno costrette ad accettare un patto di solidarietà: lavoreranno tutte ma a metà orario e percependo però anche a metà dello stipendio”.
Insomma, la situazione è articolata e complessa, per questo, sostiene la Fp Cgil, “va affrontata nella sua interezza, con una regia di insieme che dovrebbe tendere a superare le difficoltà locali”. Questo vuol dire anche, secondo il sindacato, rivisitare la legge regionale n. 30/2005 e verificare, dopo 10 anni dalla sua approvazione, quali sono gli obbiettivi raggiunti e quali quelli su cui lavorare”.