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I sindacati siciliani tornano alla carica contro il governo Crocetta e annunciano che “se continuerà a non dare risposte al mondo del lavoro, sarà sciopero generale”. Lo hanno detto Michele Pagliaro segretario generale della Cgil Sicilia, Mimmo Milazzo, segretario generale della Cisl Sicilia, e Claudio Barone segretario generale della Uil Sicilia, durante la conferenza stampa di oggi (1 giugno), lanciando un appello a tutti coloro che vogliono il cambiamento vero sul prosieguo delle due grandi mobilitazioni siciliane del 31 ottobre 2015 e dello scorso 7 maggio. Sul piede di guerra già i metalmeccanici e i precari degli enti locali che scenderanno in piazza il 15 giugno. Poi sarà la volta degli edili, il 24 giugno.
“La Regione siciliana aspetta ancora i 570 milioni dallo Stato, senza i quali rischia di fatto la bancarotta. E’ giunto il momento di risolvere una questione che rischia di essere utilizzata come alibi. Le conseguenze di questo stallo le stanno pagando i lavoratori, soprattutto dipendenti e precari degli Enti locali. Per questo motivo e per ottenere finalmente risposte vere e non solo vaghe promesse, partiranno forme di lotta durissima. La politica siciliana - hanno spiegato Pagliaro, Milazzo e Barone - deve smetterla di occuparsi solo di giochini politici in vista della prossima campagna elettorale. Così, prendendo atto che la giunta regionale è ormai liquefatta e continua a sottovalutare il grave disagio sociale, abbiamo chiesto ai singoli assessori di incontrare le organizzazioni sindacali per affrontare le vertenze di loro competenza. Senza risposte proclameremo lo sciopero generale”. I leader sindacali hanno spiegato: “Troppa gente ha perso il posto di lavoro, centomila solo nell’edilizia, troppi continuano a vivere in una condizione di inaccettabile precarietà: da quelli della sanità con i concorsi sempre annunciati ma mai partiti, ai lavoratori delle ex Province. I sindacati hanno ricordato i drammatici numeri della crisi: 368mila sono i disoccupati. Il tasso di disoccupazione è del 21,4%, il doppio di quello nazionale, e del 55,9% è quello che riguarda i giovani.
“Per la vertenza Almaviva - hanno aggiunto i leader sindacali - si è messa una pezza ma servono ancora garanzie per uno dei settori più importanti della nostra regione. Procede, invece, a rilento il rilancio degli stabilimenti ex Fiat (sono 40 gli operai tornati al lavoro) e del petrolchimico di Gela mentre la dismissione di Versalis rischia di uccidere il settore della chimica. Non decollano le riforme: quella della formazione professionale e, per mancanza di decreti attuativi, anche quella per la Centrale unica degli acquisti che consentirebbe, su 4,5 miliardi di spesa regionale per beni e servizi sanità compresa, risparmi rilevanti: se anche solo fossero del 10%, nelle casse della Regione resterebbero ben 450 milioni.
Dati alla mano anche i settori con grandi potenzialità, come il turismo, soffrono per mancanza di infrastrutture e per scarsa fruibilità dei beni culturali e monumentali. “Non si spendono i fondi Ue mentre c’è bisogno di rimettere in sicurezza il territorio, la rete stradale e le condutture idriche” - hanno detto Pagliaro, Milazzo e Barone -. Non possiamo lasciare le risorse disponibili, a partire dai fondi Ue, in ostaggio di un ceto politico incapace o peggio interessato solo a fare affari mentre i siciliani sono costretti a vivere in povertà o a emigrare. Non si può perdere tempo. Se il Governo Crocetta e l’Ars non lo capiscono bisognerà alzare il livello della mobilitazione. Siamo pronti allo sciopero generale”.