"Nelle ultime settimane al centro del dibattito in molti hanno sentenziato sul tema dell’uso di sostanze e del divertimento (ma quale divertimento?): ci hanno detto quanto sia sbagliato “drogarsi”, hanno definito pusher un ragazzo che probabilmente pusher non era, ci hanno detto chiaramente cosa è giusto e cosa è sbagliato tra mille ipocrisie e incongruenze, senza mai, però, individuare il vero fulcro del problema ovvero anni di politiche proibizioniste prive di qualsivoglia forma di prevenzione in grado di costruire una coscienza comune di un divertimento che possa essere realmente consapevole". Così in una nota congiunta Udu e Rete degli Studenti.

“Per anni l’Italia sul tema dell’utilizzo di sostanze (e quando parliamo di sostanze dovremmo avere la coerenza di parlare di tutte le sostanze, anche dell’alcol) ha perseguito politiche proibizioniste in controtendenza con il resto d’Europa - afferma Gianluca Scuccimarra, coordinatore dell’Unione degli Universitari - Ma queste politiche cieche e proibizioniste hanno funzionato? I continui tagli a servizi quali ad esempio quelli per le dipendenze che in molte realtà hanno costituito unità di strada, che oggi rischiano di essere eliminate, fondate sull’approccio della riduzione del danno e del divertimento consapevole, a cosa hanno portato? Forse, anziché puntare il dito su un locale o su un ragazzo etichettandolo come ‘pusher’, l’interrogativo che la stampa e la politica dovrebbero porsi è come prevenire che qualcuno anziché divertirsi, muoia? Dicendogli che la droga è il male del mondo o mettendo in campo politiche innovative di prevenzione a partire dalle nostre scuole, politiche che un giorno consentano a quel ragazzo di divertirsi consapevolmente e chissà forse anche facendo uso di sostanze ma in un ambiente protetto?”

“Il tema delle sostanze è un tema controverso su cui nelle ultime settimane si sono spesi fiumi di inchiostro fatti di stereotipi a volte anche ai limiti della realtà - aggiunge Alberto Irone, portavoce della Rete degli Studenti Medi - La responsabilità di ogni ragazzo che perde la vita pensando di divertirsi senza poi divertirsi veramente è dello Stato, uno Stato che anziché porre in campo politiche di prevenzione e riduzione del danno ricerca nel proibizionismo e nei tagli ai servizi la soluzione. E’ necessaria un’inversione di rotta innanzitutto culturale che tratti il tema delle sostanze e del divertimento scevra da qualsivoglia stereotipo. L’alcol è una sostanza e fa tante vittime al pari delle altre sostanze e allora parliamo di come informare le giovani generazioni, a come dare loro gli strumenti utili per scegliere e divertirsi consapevolmente, a come tutelarli nei luoghi del divertimento implementando i servizi di riduzione del danno. Giudicare e proibire non è mai stata la soluzione: ripartiamo invece dai luoghi della conoscenza, costruiamo una nuova cultura del divertimento fondata sulla libera scelta di ognuno, una scelta che può essere libera esclusivamente se si danno gli strumenti informativi adatti per scegliere. Non siamo drogati, non siamo pusher, siamo solo giovani che vogliono divertirsi”.