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“Abbiamo apprezzato l'intervento di Ubi nella prospettiva di rilancio integrato nel gruppo, ma con alcuni punti fermi. Prima cosa, nessuno può immaginare di risolvere con i licenziamenti i problemi dei costi. Se così fosse, scenderemo in campo con una mobilitazione. Si può pensare a esodi volontari, a un intervento eventuale di contratti di solidarietà, ma nessuno deve ipotizzare una drammatizzazione sociale che noi abbiamo respinto sin dall'inizio”. A dirlo è il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, intervistato da RadioArticolo1 (qui il podcast) sulla vicenda di Popolare Etruria, Cassa di Risparmio di Chieti e Banca Marche, fallite e acquisite da Ubi che poi ha annunciato oltre 1.500 esuberi entro il 2020. “Non accetteremo licenziamenti, né alcuna divisione tra i lavoratori già occupati di Ubi e i lavoratori delle tre banche che arrivano. E inoltre bisogna arrivare a un accordo, nessuna misura unilaterale”.
L'esponente della Cgil ricostruisce così la vicenda: “Quando si fece il decreto sulle quattro banche, lo apprezzammo perché le salvava dal fallimento, e allo stesso tempo invitammo il governo a correggere l'intervento sui risparmiatori, cosa che fu fatta ma tardivamente e non ancora completata. Poi, quando si presentò il problema delle prospettive, tra le proposte di fondi esteri e gli interventi di alcune banche italiane, noi sindacati ci schierammo affinché il sistema bancario italiano intervenisse a rilevare le quattro banche, poiché l'eventuale intervento di inglesi e americani sarebbe stato transitorio: dopo avere preso la parte ricca, le avrebbero liquidate in un anno o due. L'intervento di Ubi, che ha anche avuto una pratica di sgravi fiscali, non è stata una regalia: produce un'ancora di salvezza per tre dei quattro istituti coinvolti, mentre per CariFerrara, dopo una cura amara e non semplice, si è arrivati all'accordo sindacale dello scorso dicembre e l'acquisizione da parte di Bper”.
Altro tema caldo è la crisi di Montepaschi, per la quale continua una sorta di balletto tra il ministero dell'Economia e la commissione Ue. “Il tempo e la velocità delle decisioni – precisa Megale – è una risorsa indispensabile. Al ministro Padoan dico che è tempo di arrivare con fermezza a una decisione entro il mese di maggio e non oltre, e che queste decisioni non devono produrre esuberi: gli strumenti da usare sono il fondo per gli esuberi volontari e gli accordi con il sindacato”. Anche sulle altre due banche venete in difficoltà, conclude Megale, servono tempi brevi: "Occorre affrontare i problemi entro giugno, senza un atteggiamento vessatorio. Possono essere rilanciate e ricapitalizzate. Siamo a otto anni dall'inizio della crisi, si intravede una luce guardando agli utili di alcuni istituti. Le difficoltà delle banche più in crisi vanno risolti chiudendo il negoziato con Bruxelles in tempi rapidi”.