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“Sono giornate decisive per la legge di stabilità, la commissione bilancio del Senato dovrebbe ultimare i lavori domani, la fiducia ci sarà il 18 o il 19 dicembre, per consentire il passaggio alla Camera prima di Natale. “Nell'impostazione generale la legge è quella che è, quella che noi abbiamo criticato, anche con lo sciopero generale. Anche se ci sono alcuni punti importanti ancora in discussione, questo non cambia il giudizio generale dal punto di vista macroeconomico, del rapporto con la crisi, che mi sembra comunque la questione più rilevante per il paese”. E' quanto ha detto Danilo Barbi, segretario nazionale della Cgil, ai microfoni di Italia Parla su RadioArticolo1.
“La legge – ha continuato Barbi – fa una scelta di fondo : riduce la spesa e gli investimenti pubblici sperando che una serie di politiche di incentivazione aumentino gli investimenti privati nazionali e esteri. E' la scelta che noi abbiamo criticato, perché mette di nuovo nelle mani del mercato e delle imprese la possibilità o meno di avviare una fase di sviluppo. Secondo noi è una decisione che nasce da una analisi sbagliata della crisi. Il problema non è che ci sono pochi investimenti perché le imprese italiane pagano più tasse, la verità è che ci sono pochi investimenti perché c'è poca domanda. Non si fanno investimenti perché non si pensa di aumentare i fatturati, gli ordinativi, quindi perché c'è una crisi di fondo”.
“Nell'impostazione di questa legge di stabilità– ha affermato il segretario Cgil - c'è la certezza è che gli investimenti pubblici caleranno. Gli 80 emendamenti presentati non ne cambiano il segno, non cambiano una previsione economica, che è basata su questa scommessa sul privato. Ieri c'è stata la notizia di una lettera inviata dal commissario dell'Unione europea agli affari economici, Moscovici, alla Boldrini, in cui si dice che l'Italia è a rischio perché potremmo sforare di nuovo il patto di stabilità. Il governo deve dire una parola di chiarezza, perché tutta questa faccenda è diventata una specie di teatrino. Il problema è il patto di stabilità, questo è evidente, è sotto gli occhi di tutti. L'Europa è l'unica area del mondo che non cresce, e non solo non contribuisce alla crescita mondiale, ma cerca di approfittare della crescita degli altri, dei cinesi, degli americani. Solo in Europa c'è questa politica economica, quella del patto di stabilità. Non c'è in nessuna parte del mondo. E siamo gli unici in cui la disoccupazione aumenta. Perfino al Fondo monetario tutti la pensano così. Quindi l'Europa sta facendo una politica per non crescere e che fa aumentare la disoccupazione. E perché la fa? Perché questa è una politica che è stata costruita da una strana ma fortissima alleanza fra le idee mercatiste degli esportatori, cioè le idee di chi pensa che un paese è virtuoso se esporta più di quanto importa. E' il modello tedesco, un modello indifendibile”.
“Se si vuole mettere in discussione la politica economica europea, però – ha concluso Barbi – bisogna dire delle cose chiare, non si può avere l'atteggiamento dell'inizio della crisi. La crisi dura ormai da più di sei anni. Se si mette in discussione la politica che è stata fatta, bisogna dire con chiarezza che il patto di stabilità è sbagliato, perché si vede dai suoi effetti,. E' sbagliato se la priorità è l'occupazione, se invece la priorità è mantenere il valore dei patrimoni quella politica è giusta.Bisogna decidere fra lavoro e patrimoni in Europa. L'Europa finora ha scelto i patrimoni, e questo ha creato una politica che deflaziona i salari, fa calare la domanda, e obbliga a puntare sulle esportazioni. Ovviamente questo meccanismo viene chiamato “riforme strutturali” che è più facile di dover dire la verità”.