A questo punto, è fallito anche il tavolo istituzionale, aperto al Comune di Chiusi, per la Tuscan steel works, che appena due anni fa, recuperando le ceneri di parte della ex Edilcentro, prometteva un futuro roseo ai 25 dipendenti che aveva rilevato.
"In realtà – sostiene la Fiom di Siena –, sono stati due anni di passione: non sono arrivate le liquidità promesse, di fatto, si è sopravvissuti di espedienti - con una specie di autogestione dei dipendenti -, le nuove commesse recepite nel mercato sono state poche, e forti, invece, sono state le difficoltà nello svolgere quelle già acquisite, non avendo le risorse necessarie ad approvvigionarsi delle materie prime necessarie".
"Il presidente della società è sempre stato assente, e l'amministratore - oggi dimissionario - sempre molto sfuggente e ondivago: basti pensare che solo tre settimane fa, al tavolo istituzionale, aveva manifestato la necessità di riattivare al più presto tutta la forza lavoro, per consegnare i manufatti di un ponte per la cittadina di Orvieto, cosa mai avvenuta", prosegue il sindacato.
"La richiesta di sospendere lo stato di agitazione e riprendere l'attività produttiva, pur con estrema difficoltà, è stata accolta dai lavoratori, proprio per mostrare il proprio attaccamento all'azienda, anche se da mesi non percepiscono la retribuzione. Il sindaco di Chiusi aveva speso interviste sul buon esito del tavolo e della ripresa lavorativa; il tutto, sulla fiducia - oggi potremmo dire mal riposta - nelle dichiarazioni dell'amministratore, che dal giorno successivo ha iniziato a prendere tempo, indicando la necessità di chissà quali riscontri, fino all'epilogo di questi giorni", aggiunge la Fiom.
"I malpensanti sostengono che l'interesse era solo quello di far desistere il presidio davanti ai cancelli dell'azienda, per permettere la punzonatura delle lamiere a campione del ponte, e poi farne, al contrario di quanto affermato di fronte all'amministrazione comunale, la realizzazione da un’altra parte. Dato che, ad oggi, le lamiere in oggetto sono sempre ferme in azienda e che, come riferitoci, il ponte sarà comunque fatto, è difficile non credervi. Da qui, corre l'obbligo di un consiglio all'amministrazione comunale orvietana (co-commissionaria dell'opera): verificare attentamente chi farà (e se) farà la struttura del ponte, perché sarebbe simpatico - nella drammaticità della vicenda - scoprire che magari possa essere realizzata da un’azienda specializzata in gabbie per polli, e forse anche con materiali diversi da quelli certificati", continua il sindacato locale.
"L'ultima speranza per i lavoratori della Tsw è riposta solo nella commessa più importante, probabilmente quella che ha, a suo tempo, generato l'interesse nell'imprenditore, ovvero la realizzazione dell'hangar per il ministero della Difesa, presso l'aeroporto militare di Pisa. Il sindaco Scaramelli si è speso personalmente, e dopo attente verifiche presso il ministero, effettuate assieme ai suoi collaboratori, ha rassicurato i dipendenti sull'imminente sblocco di una fattura già inviata, che permetterebbe di recuperare almeno buona parte (se non tutte) delle retribuzioni arretrate; anche se sono già passati diversi giorni, rimane forte la speranza di questa erogazione. Ma la vera speranza è che tale commessa, ad oggi revocata per motivi a noi poco noti, venga riassegnata alla Tsw, e che si possa avere, insieme al ponte di Orvieto, una prospettiva lavorativa seria", osservano ancora i metalmeccanici.
Per questo, la Fiom senese chiede l’apertura di un tavolo istituzionale che, oltre al Comune di Chiusi, veda impegnata la Provincia di Siena - presente al primo incontro -, ma anche e soprattutto la Regione, visto che sia azienda che commessa (pubblica) sono ubicati in Toscana.
"Con l’intervento di queste istituzioni e della politica locale si potrebbe anche coinvolgere il Ministero della difesa, dato che l'amministratore della TSW, prima di abbandonare la nave, ha dichiarato che ci sono già stati dei contatti tra il presidente e il ministero per la riassegnazione della commessa ma solo a fronte della concessione di una più ampia procura all'altra società in ati (associazione temporanea d’impresa) con Tsw, commentano le tute blu senesi.
"Chiediamo, fin da subito, che una riassegnazione della commessa sia legata alla sua completa realizzazione nel sito produttivo della Tsw di Chiusi, perché non vorremmo mai che gli sforzi di tutti servissero a salvare l'azienda e non i suoi dipendenti", conclude la Fiom locale.
Tuscan steel works, Fiom Siena: nuovo incubo per lavoratori
7 aprile 2015 • 00:00