'Siamo l’ultima generazione che può fare qualcosa', ha affermato Barack Obama alla conferenza mondiale sul clima, un mese fa a Parigi, impegnandosi a investire circa 250 milioni di dollari assieme ad altri dieci Paesi, tra cui l’Italia. 'Siamo al limite del suicidio', ha aggiunto Papa Francesco, invitando i governi a fare qualcosa contro l’inquinamento del pianeta. “Così, mentre registriamo importanti prese di posizione di grandi autorità politiche e religiose – afferma il segretario generale della Cgil di Foggia, Maurizio Carmeno - il ‘piccolo’ Renzi spende milioni di euro di soldi pubblici per finanziare altri paesi affinché non inquinino e nel contempo autorizza le ricerche per l’estrazione di idrocarburi nell’Adriatico. Qualcosa non torna”.

"Altro che sostegno allo sviluppo del Sud! Quando le ricerche di petrolio saranno terminate il delicato ecosistema dell’Adriatico meridionale potrebbe essere irrimediabilmente danneggiato, compreso lo stupendo parco marino delle isole Tremiti. A cosa serve – si chiede il sindacalista – cercare ancora combustibili fossili, se tutto il mondo lavora per implementare le fonti energetiche alternative e rinnovabili, tra l’altro in una Regione come la Puglia, che produce molta più energia di quel che consuma?”

“Al momento, non ci è dato conoscere quali procedure utilizzerà la società concessionaria per le sue ricerche – denuncia la Cgil di Foggia –. Tra le attività di prospezione rientrano quelle sismiche che utilizzano il cosiddetto air gun, una sorta di esplosione di una bolla d’aria sott’acqua che studi scientifici ritengono possa provocare danni e alterazioni spesso letali nelle specie marine, fino a chilometri di distanza. Tecnica contro la quale la stessa Legambiente ha promosso una campagna e fornito dati sulle conseguenze che genera”.

Inoltre, aggiunge Carmeno, “il decreto ministeriale del 25 marzo 2015 prevede che i permessi di prospezione e le relative concessioni sono accordati a chi dispone - tra gli altri - di requisiti di ordine generale, capacità tecniche economiche e organizzative, a garanzia dei programmi presentati. Ci chiediamo se tale può definirsi la società Petroceltic considerato quanto emerso da articoli di stampa circa le difficoltà economiche della casa madre irlandese, vessata da debiti e accusata di frode e corruzione. Società che dopo la concessione di ricerca del governo italiano datata 23 dicembre 2015, si è messa alla ricerca di possibili acquirenti”.

“Chiediamo al Governo e ai nostri rappresentanti istituzionali – conclude il dirigente sindacale – di attivarsi affinché vi sia un ravvedimento, a tutela del nostro mare e delle nostre comunità. Non è questo che serve ai nostri territori, che anzi già forniscono un contributo enorme in termini di produzione di energia da fonti rinnovabili”.