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Il cambio di appalto rischia di penalizzare seriamente 1.200 stenografi all'interno dei tribunali. È l'allarme che arriva oggi dai sindacati di categoria. "Occorre denunciare e dare il necessario risalto alla situazione che stanno vivendo in questi giorni circa 1.200 lavoratrici e lavoratori impiegati nell’appalto di servizio documentazione degli atti processuali penali del ministero della Giustizia, per effetto dell’aggiudicazione della gara, gestita da Consip, al Consorzio Ciclat che è subentrato al Consorzio Astrea". Lo affermano le segreterie nazionali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti.
Per anni i lavoratori, salvo pochi casi, "sono vissuti tra una giungla di rapporti di lavoro di ogni tipo, senza veder riconosciute e regolamentate in modo specifico le proprie professionalità e quindi con pochi diritti, nessuna tutela nei cambi di appalto e molta precarietà", spiegano le organizzazioni. A seguito del cambio di appalto intervenuto dal 1 luglio 2017 i sindacati hanno avviato una trattativa con i nuovi affidatari per giungere a specifici accordi, con l'obiettivo di assicurare alle lavoratrici e ai lavoratori coinvolti l’applicazione di un unico contratto nazionale di riferimento, la continuità occupazionale e del reddito, attraverso processi di armonizzazione, riconoscimento dei profili professionali, nonché le tutele nei cambi di appalto.
I sindacati evidenziano "che nel corso del cambio appalto e a quasi venti giorni di distanza dal subentro delle nuove imprese, si sta consumando una 'guerra' da parte delle aziende uscenti dall’appalto che si riversa, in diversi casi, attraverso pressioni, minacce, ricatti, lettere alle presidenze dei tribunali e al ministero di Giustizia, manomissione delle apparecchiature, ecc., nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori passati alle dipendenze delle nuove imprese e/o nuovi assunti. Tutto ciò - a loro avviso - è inaccettabile".
Si concluderà il percorso avviato per assicurare diritti e tutele ai lavoratori, "contrastando ogni strumentalizzazione o forma di pressione che è stata o verrà attuata da qualunque soggetto e, qualora fosse necessario, adotteranno specifiche iniziative di carattere sindacale con il diretto coinvolgimento del ministero di Giustizia". Le sigle quindi "ribadiscono e confermano che nelle lotte tra imprese per l’aggiudicazione d’appalto non è assolutamente possibile e sopportabile che vengano messi gli uni contro gli altri i lavoratori, che fino al giorno prima erano colleghi, per meri interessi delle imprese, scordando che si è svolta una regolare gara di appalto e che ne è stato decretato un vincitore legittimo".
Chi ritiene di aver ingiustamente perso la gara - tra l'altro - ha tutti gli strumenti per agire per le vie amministrative e legali come previsto dal Codice degli appalti pubblici e di tutelarsi nelle sedi che ritiene più opportuno. "A nostro giudizio - concludono - non è giustificabile provare a rientrare nell’appalto attraverso la denigrazione e azioni di pressione impropria nei confronti di lavoratori che svolgono diligentemente, come in passato, il loro lavoro quotidiano nei tribunali".