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Nidil Cgil, con Felsa Cisl e Uil tem.P@ hanno, nei giorni scorsi, espresso attraverso un comunicato una dura presa di posizione sulla delibera sull'equo compenso dei giornalisti approvata dalla Commissione governativa presieduta dal sottosegretario all’Editoria Luca Lotti. Nella nota si parla di “equo compenso che cela sfruttamento legalizzato” e si invita il governo a ritirare la delibera.
Ne parliamo con il segretario della Nidil Cgil, Claudio Treves, che osserva: “Le cifre indicate per l’equo compenso sono ben al di sotto dei minimi stabiliti da qualsiasi contratto collettivo nazionale e dunque in contrasto con quanto stabilito nella legge 92/12. L'accordo raggiunto sull'equo compenso delibera un tariffario minimo per autonomi e precari che lede la dignità dei lavoratori, il principio di equità e lo stesso diritto all'informazione. C’è poi un altro elemento della legge che non viene preso in considerazione: essa introduce, infatti, elementi stringenti rispetto alla legittimità dei rapporti di collaborazione di cui non mi pare ci sia traccia negli accordi.
Rassegna Secondo il segretario Siddi, gli editori da venti anni evitavano di disciplinare questa materia. Ora, invece, l’accordo è arrivato…
Treves Ricordo che, per quanto riguarda il lavoro giornalistico, l’Ordine stesso aveva dei prezzari che tenevano conto della lunghezza, della complessità e della difficoltà del pezzo. L’intesa raggiunta fa riferimento a un unico importo che è di 250 euro lordi a fronte di 12 articoli. Senza fare distinzioni tra il pezzo fatto con il copia e incolla di un’agenzia e quello che è il frutto di un’indagine complessa, con consultazione di archivi, spostamenti e impegno professionale. Sottolineo che gli atipici fanno spesso il lavoro sporco, scavando nelle informazioni e nelle notizie. L’accordo ha anche un altro elemento paradossale: se un giornalista si dà particolarmente da fare e produce più di 12 pezzi al mese, il tredicesimo è compensato con il 60 per cento del prezzo unitario. È una evidente forma di scoraggiamento a legarsi a una determinata testata. Si tratta di un’operazione totalmente contraria a quella che dovrebbe essere un’operazione di inclusione alla quale noi e tutta la Cgil guardiamo.
Rassegna Avete riconosciuto l’autonomia del sindacato sulle scelte contrattuali, ma allo stesso tempo esprimete solidarietà a chi si oppone agli accordi di giugno. ..
Treves Non ci permettiamo di intervenire, né di discutere la titolarità delle trattative. Ma, allo stesso tempo, siamo un sindacato che si pone l’obiettivo dell’inclusione. Per questo diciamo: il sistema che avete messo in piedi per gli autonomi non va bene.
Rassegna Cosa significa per voi “inclusione”?
Treves Laddove il sindacato ha potuto svolgere la propria azione, si è battuto per stabilire questo principio: nel caso di collaborazioni illegittime bisogna tentare di riportarle nel solco del lavoro dipendente. Quando esse sono invece legittime, abbiamo consegnato ai collaboratori un sistema che li ha portati ad avere, nel tempo, condizioni salariali contrattuali e normative analoghe ai dipendenti. Questo è il senso che noi diamo alla parola inclusione.