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Un’ondata di esuberi sta per abbattersi sul mondo dei trasporti su gomma e sulla logistica. Due importanti aziende del settore hanno infatti annunciato licenziamenti collettivi: sono 81 quelli dichiarati dalle Autolinee Marozzi Viaggi e Turismo, attiva nei collegamenti a lunga percorrenza, mentre 123 si devono alla Ceva Logistics, che nel frattempo ha anche avviato sei allontanamenti individuali. Due trattative difficili, che vedono oggi (venerdì 23 febbraio) scioperare i dipendenti di entrambe le aziende, in attesa degli incontri con i rispettivi management.
Per i lavoratori della Marozzi quello odierno è il secondo stop, che segue lo sciopero dell’11 febbraio scorso. La vertenza è iniziata il 13 novembre 2017, con la comunicazione dell’impresa della holding Finsita (gruppo Vinella) di voler procedere a 85 licenziamenti e alla totale cessazione dei servizi delle autolinee dalla Puglia verso Lazio e Toscana. Da allora si sono tenuti due vertici con l’azienda (il 15 e il 19 febbraio), ma l’esito è stato negativo. “Finora – spiegano Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna – non sono emersi ancora elementi concreti per scongiurare i licenziamenti. Per questo torniamo a protestare, in attesa dell'incontro programmato per mercoledì 28 febbraio, dal quale ci attendiamo una svolta positiva della vertenza”.
I sindacati hanno intanto lanciato una campagna di solidarietà tra tutti gli autoferrotranvieri d'Italia, per chiedere “un autorevole e immediato intervento delle istituzioni interessate per ricercare soluzioni condivise ed evitare incontrollabili tensioni sociali”. Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna nazionali sottolineano che “l’evoluzione negativa delle procedure sta conducendo la vertenza verso la rottura della trattativa, con tutte le potenziali conseguenti ricadute che deriverebbero dalla cessazione diretta delle attività, sia in termini di limitazioni alla mobilità sia per gli aspetti legati alle conseguenze drammatiche per 85 famiglie. Tutto questo nell'assordante silenzio delle istituzioni interessate”. È bene ricordare, inoltre, che Marozzi non ha chiesto l'accesso agli ammortizzatori sociali, cui pure potrebbe avere diritto.
Le organizzazioni dei lavoratori denunciano anche “la posizione di chiusura della società e l'inspiegabile silenzio delle Regioni nelle quali Marozzi svolge i servizi di collegamento (Basilicata, Campania, Lazio, Puglia e Toscana)”, ribadendo la loro disponibilità “a trovare soluzioni alternative per i lavoratori coinvolti, nel rispetto dei livelli retributivi e normativi”. Più in generale, i sindacati evidenziano come questa crisi riproponga “il tema del sistema del trasporto pubblico locale che, come abbiamo più volte denunciato, da una parte è troppo frastagliato, fatto che gli impedisce di reggere la concorrenza e di riassorbire gli esuberi quando si creano criticità come quella della Marozzi, dall'altra non è in grado di sviluppare processi innovativi tesi a rispondere ai bisogni di mobilità del Paese”.
A fermarsi oggi (venerdì 23 febbraio) sono anche i lavoratori diretti e indiretti che operano in Ceva Logistics, azienda specializzata nel trasporto merci e nella logistica. Lo sciopero è di quattro ore (alla fine del turno), cui seguirà un nuovo stop di quattro ore (all’inizio del turno) indetto per lunedì 26 febbraio. A proclamarlo sono Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti (assieme alle categorie delle telecomunicazioni: Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom e Ugl Telecomunicazioni), a seguito della procedura di licenziamento collettivo per 123 dipendenti e della conferma dei sei licenziamenti individuali presso i siti produttivi di Santa Palomba (Roma) e di Bergamo.
L’ultimo incontro con l’azienda risale al 15 febbraio scorso: in quell’occasione Ceva Logistics ha confermato le proprie intenzioni, con un “atteggiamento - affermano le organizzazioni sindacali - nettamente in contrasto con le norme procedurali di legge del nostro Paese e con le corrette relazioni industriali”. Ceva Logistic intende “far pagare ai soli dipendenti una crisi conclamata, che si protrae da alcuni anni senza fine, per responsabilità del management, incapace di affrontare una ristrutturazione che rilanci lo sviluppo delle attività produttive, anche con nuove acquisizioni di clienti sul mercato, attraverso un credibile piano industriale”.
Ad aumentare la tensione sono anche intervenuti i sei allontanamenti individuali (quattro a Roma Santa Palomba e due a Bergamo), avviati dall’azienda dopo aver aperto le procedure di licenziamento collettivo. Un’iniziativa inusuale, spiegano i sindacati, che “calpesta i diritti e la dignità di tutti gli addetti”, e che è anche “in spregio alle corrette relazioni industriali e alle stesse norme procedurali”. Secondo Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti “le pessime condizioni operative dell'azienda e le perdite costanti negli ultimi tre anni di fatturato sono il frutto di una cecità manageriale e di scelte scellerate. Serve un piano industriale aziendale di rilancio produttivo, e questa mancanza non può essere pagata esclusivamente dai dipendenti che con il lavoro hanno contribuito a evitare una vera e propria débacle societaria”.