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È l’occasione per fare il punto su una campagna che non si ferma, perché non è ancora vinta, anche se molte battaglie hanno premiato la Cgil e il mondo del lavoro. Sabato 8 aprile, al Teatro Brancaccio di Roma, la confederazione tiene l’attivo nazionale dei suoi quadri e delegati. Titolo dell’appuntamento: “Dal decreto alla legge, la nostra sfida continua per conquistare la Carta dei diritti universali del lavoro”. L’attivo si svolge nel corso della mattinata, e lo conclude il segretario generale Susanna Camusso.
La Cgil arriva all’iniziativa – è innegabile – con un vento che da anni non soffiava così a favore del sindacato. Non è un fenomeno naturale, però, ma l’esito della mobilitazione referendaria e sulla Carta dei diritti. Uno sforzo imponente e convinto da parte della confederazione. Due mosse che hanno riportato il lavoro e i suoi diritti inalienabili (ma da riconquistare pezzo a pezzo, dopo anni di macerie) al centro del dibattito politico, sociale, economico. Tanto da intimorire un governo di suo non troppo solido, che, per evitare il referendum del 28 maggio indetto dalla Cgil, ha varato un decreto legge che abolisce i voucher e modifica le disposizioni sulla responsabilità solidale in materia di appalti. Esattamente quanto chiedono i due quesiti referendari.
Il decreto proprio questa settimana è stato approvato dalla Camera, e ora passa all’esame di Palazzo Madama. Il percorso è a metà. “Abbiamo vinto il primo round, ma non smobilitiamo”, spiega Camusso: “Ora ci auguriamo che il decreto venga rapidamente approvato dal Senato”. In ogni caso, la battaglia per i diritti non si ferma perché l’obiettivo finale, come più volte sottolineato dal segretario Cgil, è la legge di iniziativa popolare sulla Carta dei diritti universali del lavoro.
Si tratta di un obiettivo ambizioso: dare all'Italia una nuova legge in cui i diritti siano in capo alla persona e non alla tipologia contrattuale.
"Non è ancora vicino, non ce l'abbiamo a portata di mano – ha spiegato Camusso in un'intervista, a Rassegna Sindacale e RadioArticolo1 qualche giorno fa –, ma il grande risultato è che ora il Paese ha ricominciato a parlare di lavoro, nel vero senso del termine. Ci si interroga sul lavoro nero, sulla disoccupazione dei giovani. Al dibattito politico, insomma, abbiamo imposto il tema del lavoro: merito della campagna e delle tante persone che si sono mobilitate e hanno raccolto le firme”.
“La vera sorpresa – raccontava Camusso nell’intervista – è stata nella consultazione straordinaria degli iscritti (...). Si era fatta largo l'idea che non avevamo spazio se non quello per difenderci; non era quindi scontato proporre un nuovo statuto, consapevoli che i lavoratori ci avrebbero parlato dei licenziamenti, delle difficoltà, della mancanza degli ammortizzatori. Era come se avessimo noi stessi introiettato l'idea del tunnel".
“Invece – spiega Camusso – abbiamo scoperto, prima con gli attivi dei delegati e poi con le assemblee nei luoghi di lavoro, che c'era la voglia di uscire da questa cappa, il bisogno di ricostruire orizzonti. È stata una vera scoperta che ha determinato le azioni successive e la raccolta delle firme, tanta parte delle quali non sono di iscritti alla Cgil. Abbiamo coinvolto tante persone di diverse opinioni da cui giunge la domanda di un sindacato attento e partecipe”.
Come fare tesoro di questa esperienza e come proseguire, tra l’attesa a breve termine della definitiva conversione in legge del decreto governativo, e l’obiettivo più ampio della Carta: non mancano i temi sui quali confrontarsi, ai quadri e ai delegati della Cgil.