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“Il licenziamento è nullo, perché determinato da motivo illecito e ritorsivo; il lavoratore ha pertanto diritto alla reintegra nel posto di lavoro ed al pagamento dell’indennità risarcitoria pari a tutte le retribuzioni maturate dalla data del licenziamento fino alla effettiva reintegra, nonché alla regolarizzazione previdenziale”: per queste ragioni, nei giorni scorsi, il Tribunale di Firenze e quello di Prato hanno reintegrato rispettivamente una lavoratrice, delegata sindacale della Filt Cgil presso un’azienda di logistica e trasporti di Campi Bisenzio, e un lavoratore (iscritto alla Filt Cgil) sempre dipendente di un’azienda di logistica e trasporti, a Calenzano.
Nel primo caso, in particolare - spiega in una nota la Filt Cgil Toscana - si tratta di una lavoratrice che per il solo fatto di avere rivendicato i propri diritti e la piena applicazione del Contratto nazionale di categoria, e aver osato iscriversi alla Cgil fino a diventarne delegata sindacale, è stata bruscamente demansionata e poi licenziata in tronco.
“Sono due casi diversi - precisa Gabrio Guidotti, Filt Cgil Toscana - ma con un'unica matrice ideologica: licenziare chi reclama i propri diritti. Motivazione che, grazie ai nostri avvocati dello studio Rusconi di Firenze, è stata dimostrata totalmente illegittima con il conseguente reintegro e un cospicuo risarcimento economico. Ci preme sottolineare che in entrambi i casi nessuno ha mollato e dopo circa due anni si è arrivati a una sentenza che riconosce in pieno le riassunzioni dei lavoratori”.
“Si tratta di una vittoria importante per i diritti di chi lavora - aggiunge Gabriotti - che dimostra quanto importante restino la tutela dell'articolo 18 e la fondatezza della battaglia referendaria della Cgil per il suo ripristino; e dimostra anche che quando i lavoratori e le lavoratrici, insieme al sindacato, rivendicano i propri diritti senza paura, si ottengono risultati che sono di esempio per tutti, a maggior ragione in un settore come quello della logistica dove i soprusi sono sempre in agguato”.