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Il decreto Di Maio supera lo scoglio della Camera, ora è atteso al Senato per la definitiva approvazione. Dai deputati sono arrivati 312 sì, 190 no e una astensione. Il provvedimento contiene la contestata reintroduzione dei voucher per le aziende agricole e per le strutture alberghiere: con i buoni lavoro sarà possibile pagare pensionati, disoccupati, studenti fino a 25 anni e percettori di forme di sostegno al reddito. La durata massima dell'utilizzo è di dieci giorni. Il decreto comprende anche la proroga al 2019-2020 dell'attuale normativa sulla decontribuzione al 50 per cento per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani sotto i 35 anni, il taglio da 36 a 24 mesi della durata massima dei contratti a termine e l'obbligo di motivare con le causali gli eventuali rinnovi (misura valide per i nuovi contratti e le proroghe firmate dal 1° novembre).
"Non si può parlare di ‘dignità’ del lavoro quando si boccia l’articolo 18 e si reintroducono i voucher. Il decreto, che pure era nato con alcune parole d'ordine condivisibili, mostra oggi la distanza fra la propaganda elettorale dei mesi scorsi e le decisioni reali. Forse sarebbe più opportuno chiamarlo decreto Di Maio”. A dirlo è la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti ai microfoni di RadioArticolo1, commentando il provvedimento approvato dalla Camera.
“La bilancia – osserva l’esponente della Cgil – pende decisamente dalla parte delle preoccupazioni e delle negatività per alcune semplici ragioni. Intanto, non è con un singolo intervento che si può pensare di riequilibrare il rapporto di forza tra lavoratori e datori. L’abbiamo detto fin dall'inizio: il segnale sui tempi determinati è importante e condivisibile e lo difenderemo, anche se non è abbastanza coraggioso. Però serve una coerenza e una visione complessiva. Perché, per esempio, non sono stati accettati gli emendamenti per contrastare l'abuso di tirocini? Perché non si fanno gli stessi ragionamenti sulle false partite Iva e sul finto lavoro autonomo? Forse non possiamo avere tutto in un unico decreto, ma altrettanto non si può dire che si è smontato il Jobs Act, perché non è così”.
Nel decreto c’è anche un intervento sulle delocalizzazioni. “Anche questo – sottolinea Scacchetti – è condivisibile sulla carta, ma è poco utilizzabile perché non accompagnato da un sostegno sociale, cioè dalla reintroduzione degli ammortizzatori necessari. E poi non si ragiona su quello che rimane nel territorio”. In generale, osserva l’esponente della Cgil comprendendo nel ragionamento anche i voucher, “prevale nel governo un’idea sbagliata su come affrontare la competitività. Temo che ci sia una spinta che viene da un pezzo consistente del nostro sistema delle imprese ed è un campanello d’allarme molto negativo per le possibili scelte future”.