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Arriva in aula alla Camera il "Decreto Dignità", dopo il via libera da parte delle commissioni Finanze e Lavoro della scorsa settimana. Il provvedimento sarà all'esame dell'assemblea a partire dalle 12 di oggi, lunedì 30 luglio, mentre il voto finale è atteso per giovedì. E mentre i deputati si preparano a discutere (non senza tensioni soprattutto all'interno del centrodestra) i contenuti del provvedimento, fuori dal palazzo si prepara la protesta contro uno degli aspetti più criticati del provvedimento: la reintroduzione dei voucher.
Per la segretaria confederale Cgil Tania Scacchetti, la reintroduzione dei buoni (cancellati dal governo Gentiloni dopo la raccolta di oltre un milione di firme da parte della stessa Cgil per indire un referendum abrogativo), è "profondamente sbagliata, e francamente ci domandiamo quale sia la relazione con la dignità dei lavoratori. Le nostre categorie di lavoratori del turismo, dell’agricoltura e del pubblico impiego - insiste Scacchetti - nelle tante mobilitazioni di questi giorni, hanno ampiamente ribadito come esistano già tutte le forme contrattuali che possono rispondere alle esigenze di flessibilità delle imprese”. Per la segretaria confederale, “il Paese ha bisogno di lavoro dignitoso, contrattualizzato, con tutele, e non di lavoro occasionale che si trasforma in sfruttamento. "Per queste ragioni - afferma ancora Scacchetti - abbiamo lanciato la petizione #NOvoucher, e saremo in piazza martedì 31 luglio e mercoledì 1° agosto affinché non si voti una norma ingiusta e dannosa”.
Intervenendo alla festa del sindacato a Massa Carrara, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha definito la reintroduzione dei voucher "una schifezza". Secondo il leader Cgil non ci sarà "un'ondata di utilizzo dei voucher, ma serviranno a coprire tutte quelle forme di contratto a nero, o a grigio". Insomma, ha rimarcato Camusso, "dovevano cambiare il mondo ma di coraggio ne hanno ben poco". Più in generale Camusso ha espresso la sensazione che "ormai il decreto non sia all'altezza di usare il nome dignità. Quindi permettetemi di chiamarlo decreto Di Maio - ha aggiunto - che forse permette di ricondurlo alla sua immediata natura".
Per la leader della Cgil "se l'obiettivo era dire che siamo a un cambiamento strategico, rispetto agli errori introdotti dal job acts", in realtà "non siamo di fronte a una cosa così compiuta che possa consentire questa valutazione". E una delle ragioni "è che dopo i tanti annunci sull'articolo 18, siamo di fronte al fatto che si aumentano le indennità. Io sono sempre contenta se un lavoratore prende più soldi e non meno - ha aggiunto - ma il problema è che continuiamo a monetizzare l'illegittimità di un licenziamento invece di intervenire sul principio di legittimità. Non tutto è traducibile in moneta".