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L'impressione è che per Ast, le acciaierie di Terni di proprietà della multinazionale tedesca ThyssenKrupp, i prossimi mesi segneranno uno snodo decisivo. Decisivo, quanto incerto e pericoloso al momento. E proprio l'incertezza sul futuro e la mancanza di chiarezza sulle prospettive, nell'anno in cui scadrà l'accordo del 2014, sono le ragioni che hanno indotto i sindacati dei metalmeccanici di Terni, Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl, a proclamare per oggi, giovedì 22 febbraio, uno sciopero di due ore (nel primo e secondo turno) con presidi davanti ai cancelli del sito principale (in viale Brin) e davanti al Tubificio (strada di Sabbione). Una mobilitazione che torna dopo molto tempo (fatta eccezione per la risposta dei lavoratori alla tragica morte di Gianluca Menichino, dopo un infortunio sul lavoro), ma che potrebbe essere solo un antipasto se non dovessero arrivare subito i chiarimenti che i sindacati chiedono da tempo.
“Non è più tollerabile lo stato di indeterminazione e approssimazione con il quale si continua ad operare all’interno di Ast - si legge nel volantino preparato dai sindacati per lo sciopero di oggi - Troppe le criticità, troppi i problemi, troppe le situazioni irrisolte che non danno il senso di stabilità e serenità all’interno degli enti e dei reparti". In particolare, Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl chiedono da tempo e a gran voce chiarezza sul futuro assetto societario di Ast e sulle attuali e prossime strategie industriali, a partire dagli investimenti.
“Siamo arrivati a indire questo sciopero – spiega il segretario della Fiom Cgil di Terni, Claudio Cipolla – dopo un percorso di assemblee con i lavoratori che hanno evidenziato tante criticità. Alle vecchie problematiche se ne aggiungono infatti di nuove, dalla questione ambientale e della sicurezza, alle modifiche continue sul sistema degli appalti, che incidono sull'organizzazione interna, fino alle politiche commerciali, che lasciano presagire un depotenziamento della struttura ternana, senza dimenticare le criticità presenti all'interno delle business unit”.
“L’utile aziendale – conclude Cipolla – non cancella questi problemi, anzi, dovrebbe essere da stimolo per dare concretezza agli annunci di consolidamento e rilancio, sfruttando le opportunità di mercato attuali e il grande potenziale industriale di Terni, superando al contempo l’incertezza che si determinata soprattutto dopo l’annuncio della vendita: quale sarà il futuro assetto societario? Che cosa si produrrà a Terni? In quale mercato ci si andrà a collocare? Sono tutte questioni di cui vorremmo poter discutere con l’azienda”.