"La ripresa? Decisamente non c'è, tranne un piccolo rialzo delle esportazioni. Anzi, sul nostro territorio assistiamo a un continuo aumento delle ore di cassa integrazione, con la disoccupazione che si avvicina al 50%, per quanto riguarda i giovani, mentre ha superato ampiamente il 20, per quanto riguarda i lavoratori espulsi e disoccupati di età adulta". Così Alberto Tomasso, segretario generale della Cgil Piemonte, ai microfoni di RadioArticolo1 (ascolta il podcast integrale).

"Dunque, è una ripresa senza occupazione – afferma il dirigente sindacale –, ed entro la primavera potremmo assistere a un ulteriore peggioramento, con decine di migliaia di lavoratori piemontesi che potrebbero perdere definitivamente il posto di lavoro. Nei fatti, ci troviamo di fronte a un aumento della cig  straordinaria a vantaggio di quella ordinaria. Ciò significa che stiamo andando verso situazioni se non di cessazione di attività, di sicuro di consistente riduzione della produzione".

Sul Jobs act e gli altri provvedimenti del Governo in materia di mercato del lavoro, secondo Tomasso, "le risposte sono assai insoddisfacenti, perchè non solo non forniscono alcuna soluzione al problema della disoccupazione, ma aggravano la situazione sotto il profilo dei diritti e delle tutele, in particolare sull'articolo 18. Ce ne siamo resi conto sabato scorso, durante il confronto che abbiamo avuto con il ministro del Lavoro Poletti, organizzato dal Pd a Torino".

"C'è poi un problema di investimenti da fare – aggiunge il leader della Cgil regionale –, di politica di austerity da superare. Ad esempio, in Piemonte stanno chiudendo le aziende che producono fotovoltaico: ciò è paradossale, perchè nelle nostre zone abbiamo tante fonti energetiche, ma manca un piano nazionale. Nei fatti, proprio lo sviluppo della produzione energetica permetterebbe di abbassare i costi dell'industria pesante e anche le spese delle famiglie. È un terreno su cui vale la pena investire, proporre ricerca, sperimentare, nel quadro di un programma organico, attivando tutte le forme, dalla green economy all'energia eolica, con l'ausilio della scienza e delle università. E se sull'energia creiamo le condizioni di sviluppo economico, potremmo innescare un circolo virtuoso anche sul piano occupazionale, indotto incluso".

"Sono tanti i campi su cui intervenire – aggiunge Tomasso –. Pensiamo al recupero edilizio, alle aree industriali dismesse, agli stabilimenti in disuso, ala messa in sicurezza del territorio, al degrado delle aree montane, dovuto ai fenomeni alluvionali che ormai a cadenza annuale si ripetono in Piemonte. Su tutto ciò, è necessario un piano d'intervento con risorse a disposizione. Insomma, il Piemonte può mettere in campo una strategìa di sviluppo per uscire dalla crisi. Secondo noi, occorrono investimenti, ma anche una lotta senza quartiere all'evasione e la revisione dei patti di Stabilità con il Governo - due punti irrinunciabili per la Cgil -, che derivano dalla rivisitazione dei rapporto tra Italia e Unione europea".