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La vertenza Sky, Tim e la rete via fibra, i call center e il numero unico per il telemarketing. Sono i temi dell’intervista a Fabrizio Solari, neosegretario generale dell’Slc Cgil, realizzata oggi da Italia parla, la rubrica di RadioArticolo1.
“Abbiamo annunciato un’azione legale unitaria con Cisl e Uil contro i licenziamenti di Sky, estesi anche a quei dipendenti che avevano dato la loro disponibilità a trasferirsi da Roma e Milano – ha affermato il dirigente sindacale –. Quello aziendale, è un comportamento che a noi non sembra lineare. C’è sicuramente un problema che riguarda gli assetti tra Roma e Milano, esteso anche a Mediaset, a molti call center, a Ericsson. Assistiamo a una fase di ristrutturazione profonda del settore delle tlc e la via scelta da tutti è quella più breve dei licenziamenti. Credo che questo dovrebbe far riflettere tutti, soprattutto gli amanti del Jobs Act, che dovrebbero rendersi conto che con l’entrata in vigore dei nuovi ammortizzatori sociali c’è qualcosa di serio che non funziona”.
“Passando all’emittenza, è in corso anche lì un grande sommovimento con la terza rivoluzione del comparto, dopo la prima, che coincise con la rottura del monopolio Rai e l’avanzamento di Mediaset; poi la seconda, quella dell’avvento delle pay tv, con Sky a far da vincitore, che ha messo assieme 4 abbonamenti a 1 nei confronti di Mediaset. Ora siamo alla vigilia di un nuovo assetto con la tv interattiva via fibra. Il progetto dichiarato da Vivendi è quello di tentare di diventare il leader nei contenuti a livello europeo, cioè il vincitore della terza sfida su chi governa il sistema radiotelevisivo. Dal mio punto di vista, la cosa più preoccupante è che l’impegno in Tim da parte di Vivendi non riguarda direttamente l’interesse allo sviluppo di una grande fibra e una grande rete di nuova generazione, ma più il sistema dei contenuti, cioè di quello che dovrebbe scorrere dentro queste fibre ottiche. Oggi siamo in una situazione per cui rischiamo di avere due reti di nuova generazione, una affidata a Tim e una affidata a Open Fiber. Un quadro che ha dell’incredibile, considerando che siamo l’ultimo Paese in Europa i termini di modernità sulla rete!”, ha continuato il sindacalista.
“Per quanto riguarda i call center, all’attenzione del Parlamento c’è un disegno di legge che riguarda l’introduzione del numero unico per il telemarketing per tutti i centri che operano in regime di outbound. Come sindacato, abbiamo lanciato un allarme e una preoccupazione: l’introduzione del numero unico metterebbe a rischio 25.000 posti di lavoro, anche se si tratta di lavoratori non dipendenti, ma quasi tutti giovani con contratto a termine. Ciò non toglie che un intervento di regolazione del settore è assolutamente necessario, in modo da renderlo più trasparente e meno invasivo. L’attuale ddl rischia però effettivamente di far scomparire l’intero comparto, e sarebbe un danno dal punto di vista occupazionale e un danno anche dal lato di uno strumento di vendita di beni e servizi. Quello che noi chiediamo al Parlamento è di riflettere sulla possibilità di adeguare la normativa, non di non farla, perchè ce n’è bisogno ed è giusto”, ha concluso l’esponente Cgil.